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venerdì 30 novembre 2012

Dancing in the dark..

 
Non so neanch'io come sono ricapitata qui. Né come sia possibile questo leggero pigiare sulla tastiera.. Eppure sta succedendo. E' come se le mie dita fossero tornate in vita dopo molto tempo. 

Le falangi pian piano hanno ripreso a muoversi, a dar corpo a pensieri.. Scricchiolando movimento dopo movimento, lentamente, delicatamente.. ma con decisione, forse con una forza nuova. Come l'immagine di un corpo che riprende vita in una cantina polverosa.. Dimenticato da tutto, tranne che da un piccolo raggio di luce che filtra oltre le pareti sconnesse di un edificio.
E' la stessa scena. 
Qui. 
Adesso. 
E' buio e riesco solo a vedere una piccola luce che filtra e le mie falangi che si muovono come se avessero vita propria, danzando su un valzer tutto loro.
La scintilla è tornata a vibrare, anche se per un solo attimo, nella penombra.

E' che oggi mi sono ritrovata a sognare, nonostante tutto. 
Mi sono ritrovata ad immaginare e ad aver voglia di creare, anche se solo quattro sempilci parole qui.
E' da giorni che le mie dita sono in fermento. Vorrebbero scrivere o disegnare o semlicemente strimpellare sulla chitarra.. 

Credo che tutto sia partito dalla voglia di dolcezza, di coccole, di riscoperta. Dalla voglia di "me".. Ed è così che mi sono ritrovata in un loop di live degli U2.. l'ultimo concerto visto, l'ultimo vortice, l'ultimo uragano di sentimenti forti, collegati a quella parte profonda di me che si aggrappa alla musica. 
Ogni cosa è culminata stasera in "It might get loud", nel sentire quei tre meravigliosi musicisti parlare con tanto amore verso quello "strumento", verso quella espressione si se stessi.. Vedere rabbia, passione, dedizione.. Non mi stancherei mai di ascoltare gente che ha QUELLA luce negli occhi.


E' questione di completezza credo. 
Pur essendo animi tormentati, con quello strumento si sentono completi. Isolati. Lontano da tutti alla completa ricerca di quel qualcosa, di quel pezzo mancante, di quella spiegazione, di quella parte di sé che riescono a spiegare solo attraverso la musica..  
Te ne accorgi quando li guardi.. quella particolare luce negli occhi, il sorriso che si irradia sui loro volti, la concentrazione che traspare dalle loro dita e da quel particolare modo di toccare, muovere la chitarra.. nel chiudere gli occhi dicendo addio a tutto, per tutta la durata di un riff..

Ed è nella penombra della stanza, in questo buio carezzevole, che cerco di capire quale si il mio di "strumento" per ritrovare la pace, quale sia il mio "riff".

A volte sono le parole, il più delle volte scritte da altri. 
A volte è quell'impulso di prendere una matita e lasciare che sia lei a fare il resto.. 
E spesso, ultimamente, penso (citando De André) che sarebbe bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra (per darmi quella pace). 
Ma so che questa è una mia mancanza.. Che la piccolina qui al mio fianco soffre di solitudine, forse, ancora per poco..

Ed è una meravigliosa coincidenza che io abbia visto proprio stasera It might get loud, proprio il "giorno" di George Harrison... 

Oggi mi va solo di sognare, anche se solo per stanotte. 
Mi va di sognare il Boss a Roma, Milano o Padova. 
Mi va di sognare out loud Dublino perchè ormai mi ritrovo spesso ad immaginare i suoi profumi, il tocco di quella pioggia sulla mia pelle.. L'influsso emotivo-creativo che quel posto avrebbe su di me.. Sulla mia "ricerca"..
Il tutto qui, stasera, in pieno Stream of consciousness "Joysiano"..

Stasera, solo per stasera I can dream, I can dream out loud while my guitar gently weeps..










 
Forse, solo per stasera mi sento serena. Serena per tutto quello che è scaturito dalla scintilla. E chiudo gli occhi, con quel sorriso infantile (o da ebete in base ai punti di vista) che ogni tanto fa capolino sulle mie labbra, nei miei occhi.

mercoledì 27 luglio 2011

Brain damage


 
Capita quasi per caso di tornare nei luoghi che hanno caratterizzato l'infanzia. Altre volte invece, loro sono lì, a pochi passi e tu fai di tutto per evitarli. 
Si evitano "vecchie" strade, si nascondono vecchie foto, si conservano in angoli lontani piccoli cimeli. Si tende a sotterrare i ricordi dolorosi, nella parte più profonda della memoria.. Lì, dove fanno meno male, chiusi in gabbia.
Altre volte invece, in modo molto proustiano, piccoli, preziosi ricordi affiorano "dal nulla".. sono i sensi a ripescare in modo preciso, piccole sensazioni rievocate anche da odori.. che ti riportano per pochi istanti, nell'esatto momento, in cui tempo addietro, sono accaduti. Tu resti lì, stupita, inerme, piacevolmente commossa da quel frammento di passato che sembra esser lì, tra le tue mani, per quei pochi, ma interminabili istanti.

Capita, alcune volte, a distanza di anni, (ri)trovarsi in luoghi che sono appartenuti, che sia per pochi istanti o per qualche tempo alla nostra infanzia. E capitando lì anche per caso, sembra di essere in posti diversi, stravolti, dove tutto è cambiato e nulla è più com'è (impresso nella tua mente). 
Siamo lì da estranei, ma la nostra memoria ci permette di passeggiare proustianamente tra le pagine ingliallite dei ricordi.
Ed è in quell'attimo, in quel preciso momento che chiudi gli occhi e sei di nuovo lì, con quei profumi che sfiorano le tue narici. Ti vedi lì da bambina mentre corri tra vecchie stanze o cerchi nuovi posti.. o semplicemente attendi di essere chiamata a tavola, mentre guardi quella folla di parenti che si muove freneticamente in cucina. L'odore del ragù, che anche ad agosto è bello "tosto".. quell'aroma misto di pomodro, carne e quella punta di aglio che si diffonde per tutta la casa, mentre tutti, chiassosamente prendono posto lungo una tavola immensa, imbandita con ogni pietanza, rigorosamente calorica, come solo le pietanze della mamma e delle zie sanno esserlo.. Tutto sembra perfetto, eterno, ripetibile.. e tu sei lì, che (ri)assisti a tutto questo, con lo stesso sguardo da bambina confuso ed euforico, felice.. ma ad un tratto una folata di vento giunge decisa a schiaffeggiarti. Costringendoti a riaprire gli occhi, rompendo l'incanto.
E ti ritrovi lì, estranea. Non a casa, non al sicuro, non protetta, mentre guardi quei posti diversi, cambiati provando un senso di smarrimento.. e vuoto.
Tutto è stato distrutto. Mentre piccoli mondi sono intatti nella memoria, grazie alla sua persistenza (citando in modo un po' "contorto" il quadro di Dalì).
E mentre tu sei lì, difronte a vecchie case, vecchie strade.. Piccole pugnalate giungono dritte, precise al cuore. Le senti scorrere da un'estremità all'altra, sempre più a fondo, tutto è perduto, eccetto piccoli ricordi nella mente. Tutto è diverso. Anche tu, nonostante la tua parte da bambina sopravviva, sempre e per sempre.

Mi sono sentita spesso come Snoopy quando ho visto i luoghi della mia infanzia stravolti, diversi, cambiati. Avrei voluto restassero sempre intatti, come intatta è rimasta la bambina dentro me. Non mi resta che ripescarli nella mia memoria, sperando resti intatta e non si deteriori col tempo.

Pensando a tutto questo, mi è venuta in mente questa canzone-poesia degli Afterhours (Ritorno a casa) e all'istante in cui per la prima volta l'ho ascoltata e soprattutto al senso di dolcezza e amarezza che ho provato ascoltandola. Lo stesso senso di dolcezza e amarezza che provo dopo aver girovagato tra i ricordi.

Sono nella casa dove abitavo da bambino
Riconosco ogni oggetto
La disposizione dei mobili, i colori
La luce era diversa negli anni settanta, ho riconosciuto anche quella
Ho aperto tutti i cassetti per essere sicuro che in tutti questi anni nessuno
Abbia toccato la mia roba
C'è un'intera brigata dell'esercito britannico li dentro
Rosa
Sono ancora intenti a schierarsi per fronteggiare l'attacco imminente
Ma l'attacco non avverrà mai
Il divertimento per me era disporre i soldatini come se dovessero affrontare un ingaggio particolare,
e poi, senza che nulla avvenisse, cambiare la disposizione
Sono ancora lì come li avevo lasciati venticinque anni fa
L'ufficiale ha il braccio teso davanti a se mentre sta per prendere la mira
la testa piegata verso l'alto mi guada implorante: "Vado?".
Ho richiuso il cassetto
Ho setacciato tutta la stanza in cerca di quello che avevo lasciato
Ho trovato tutto meccanicamente come se non avessi bisogno di ricordarne la posizione
Devo aver fatto un bel casino perchè mia madre è entrata
Giovane e bellissima
Rideva
Mi ha preso in giro
Una strana calma, una calma enorme
Non so cos'è
Ma non ho mai pianto tanto come al risveglio
Ho rifatto il percorso che mi portava dalla scuola alla casa dei miei
La prima volta dpo venticinque anni
C'è una sensazione che non ho mai più provato
Non abito più lì da sempre
Ho avuto una vita
Altrove
E' solo una stupida villetta con uno sputo di giardino, ma sarà la prima cosa che comprerò
Quando sarò ricco



Forse è per colpa di quella bambina che mi sono innamorata della "Recherche" di Proust la prima volta, che a scuola, tanto tempo fa ormai, il mio adoratissimo prof ne lesse uno stralcio in classe. Percepii un senso di magia e coinvolgimento.. come se le distanze tra me e Proust non esistessero per il semplice fatto che io riuscivo a comprendere nel profondo quelle stesse sensazioni.
Ed è per quello che appena è stato possibile, quel libro è arrivato, nella mia libreria, ed ora è lì in attesa che il mio umore lo scelga.. perchè tutto è particolare nella mia mente, c'è un tempo per ogni cosa, è il mio umore a scegliere i libri.. e il tempo della "Recherche" stà arrivando.
Nel frattempo, leggendo questo stralcio di capolavoro, rievoco quella mattina di qualche anno fa, quando per la prima volta, Proust entrò nella mia vita, per restarci. 
Non è il massimo come "versione", ma ne vale la pena.

"Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. 

Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita...non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. 
Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla? 

Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. E’ chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione ( e proprio ora ), per uno schiarimento decisivo. 
Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. 
Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più...ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi...
All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio."



Piccola perla: Stralcio letto con Debussy in sottofondo.  Buon ascolto a chi avrà la voglia di intraprendere questo "viaggio".




lunedì 21 marzo 2011

Les Enfants



Giorno dopo giorno, mi accorgo di vivere in un contesto (mentale) surreale. A tratti fantastico, fiabesco, onirico. Wonderland.

Ed è arrivato questo testo, in questi giorni, scritto su La Valse d'Amélie di Yann Tiersen. 
Delicato.
Sognante.
Adatto ad una mangiatrice di stelle.

Quand Amélie rêve

Je sème des grains de bonheur
Un peu partout autour de moi.
Je suis un zorro moissonneur
De champs d'espoirs, d'amour, de joies.
 

Refrain

Moi, c'est lorsque le jour se lève
Que je m'abandonne à mes rêves

Simplement tomber dans les bras
D'un séduisant Prince Charmant.
Mais qui est-ce qui pourra
Être amoureux d'une enfant ?


Je mets du bleu dans le ciel gris
De la vie de ceux qui m'entourent :
Les malheureux et les aigris,
Ceux qui ne croient plus en l'amour.


Au Refrain
Puis

Mais qui est-ce qui voudra
Être amoureux d'une enfant ?
Quel est celui qui saura
Être amoureux d'une enfant ?


Texte écrit le 11/05/2007
Frédéric NYEL © (alias FredOueb)


Devo dire che la Francia la stò riscoprendo. Dolcemente. Dal Piccolo Principe che mi ha lasciata senza fiato, al regista Jean-Pierre Jeunet, in assoluto, ormai tra i miei preferiti.. io che di "preferiti in assoluto", non amo parlare.. ma per lui, il discorso è diverso, perchè nei suoi personaggi, mi sento troppo "rappresentata", soprattutto da Amélie.

Ieri sera, mi ha stupita nuovamente. L'esplosivo piano di Basil è, nei protagonisti, quel mix di dolcezza, purezza, genialità, stravaganza, senso artistico e bohémien. Una favola vissuta in un contesto reale.. dove sono la fantasia e il caso a farla da padrone.

Una dose di buon umore, incanto e dolcezza a cui è difficile (sopratutto per me, troppo "rappresentata") restare indifferenti.

I suoi film mi ricordano la delicatezza del Piccolo Principe.. per me, è tutto collegato..
Trovo questo passo, la chiave di lettura giusta, per i film di Jeunet:

"..Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava.  
Ma mi risposero: “ Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” . 
Il mio disegno non era il disegno di un cappello.  Era il disegno di un boa che digeriva un elefante.  
Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. 
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.
[...]
I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.."

C'è sempre quel piccolo segreto della volpe addomesticata, troppo spesso dimenticato, forse perchè così semplice, disarmante..

"Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."

mercoledì 9 marzo 2011

..il cielo in una stanza.



Gran parte della gente e lì fuori, a festeggiare, fal baldoria, impersonando soggetti famosi ai più. Spesso sono personaggi in voga.
Ma quanto, le caratteristiche dei soggetti che impersonano per una sera o poco più, riflettono aspetti del loro carattere o caratteristiche che realmente li affascinano? O quanto "studio" c'è in quel personaggio?
Perchè proprio quella scelta?
Mi domando, quanto, la scelta sia casuale o dovuta a circostanze particolari.
Ma credo di esser io quella a farsi troppi problemi. In discoteta, o in qualsiasi altra festa, a chi vuoi che importi chi sei in quel momento e perchè lo sei? Sono le urla, la musica (tunz tunz), i fiumi d'acol e l'aumentata eccentricità-eccitazione di indossare i panni di personaggi "fighi" a farla da padrone.. tutto il resto, è noia. Pura noia.
Sarà per questo, che la festa di carnevale l'ho sempre odiata. Perchè è soltanto l'occasione in più per far "casino" e basta. Senza che ci sia un microscopico perchè, nascosto... per ogni soggetto.
L'atteggiamento è: Stasera è carnevale, si esce, ci vestiamo da questo o quello famosi e andiamo a ballare. E' l'atteggiamento dei più, del 90% della popolazione, soprattutto giovanile o giovane che sia.

In Wonderland, (è così che mi va di chiamare il mondo dove abito, nella mia testa) la festa di carnevale (o mascherata a tema che sia), sarebbe "studiata".
Selezionerei personaggi che più o meno rispecchiano parti del mio carattere, o che ammiro.. qualcosa che mi rappresenti, anche in una sola, pallida sfumatura.
La festa, sarebbe con poche persone, perchè odio il caos, mi basta quello della mia testa.. e ci sarebbe tanta buona musica selezionata.. qualcosa di particolare, insolito forse. Dove tutti si "smascherano" spiegando il vero perchè della scelta.. un parlare, anche se lontanamente, di se stessi.. Sarebbe una festa, a tratti, teatrale.
Ci penso a quei personaggi. Ai "miei" personaggi, mi aiuta a riscoprirli e riscoprirmi.

Uno dei personaggi, che mi rappresentano, avevo voglia di rivederlo. Rivederla, visto che è una donna: Amelie. Mi sarebbe piaciuto rivederla, in madrelingua.. Non so nemmeno io, precisamente il perchè. Lo so invece.. e sono tanti.
Invece ho scelto di restarmene qui, a riflettere sul silenzio e nel silenzio. 

Mi ritrovo spesso a fissare la finestra. 
Mi ritrovo continuamente a sperare nella neve. A cercare la neve, a cercare quel contatto visivo e olfattivo. Quella magia dei sensi, travolgente. Quella leggerezza, quella delicatezza fluttuante, delicata.
Mi ritrovo a sperare nella docezza, nell'impatto con il mio universo riflesso, che leggero e silenzioso fluttua nell'aria.

Mi ritrovo a sperare in una neve che non verrà. Ma intanto, i miei occhi, anche per questa sera, non riescono a smettere di guardare fuori..

E mi ritrovo il cielo in un stanza. Nella mia stanza, in my place

..In my place, in my place,
Were lines that I couldn't change..


Bonne nuit, a TOI.

..Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ulitmo grido.
Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.
.
[Neruda - Giochi ogni giorno]


venerdì 4 marzo 2011

A rush of blood to the head

"We're born alone, we live alone, we die alone. 
Only through our love and friendship can we create the illusion for the moment that we're not alone."

Solo IL PENSIERO dell'amore e dell'amicizia, possono creare l'ILLUSIONE momentanea di non essere soli.
Cosa sono alla fine questi due "concetti", se non pensieri, idealizzazioni, su cui in genere basiamo la nostra vita? Quello che ci frega, come sempre, sono le emozioni.. Fragili, come un fiore esposto ad un uragano.. 
Quando quel pensiero, quella bolla di illusioni esplode, restiamo soltanto noi, il nostro essere. Soli.

A me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all'altra finché non precipito.
Puff. 
Svanisce l'incanto.

"..Come on, oh my star is fading
And I see no chance of release
And I know I'm dead on the surface
But I am screaming underneath
.."

E riprendi, sempre, in ogni caso, perchè.. C'è sempre qualcosa di più, un po' più in là... non finisce mai.

martedì 22 febbraio 2011

Shadows in the rain



I vetri della finestra erano coperti di vapore acqueo.
Piccole goccioline di pioggia, dall'esterno, si rincorrevano lungo le imposte, disegnando percorsi imprevedibili, lontano dalle strade del tempo, scandite dal ticchettio della pioggia, lieve, malinconico.
Qualcosa si mosse in lontananza.. E fu allora che lo sguardo cercò oltre.

Al di là del mio riparo, una figura femminile, si muoveva fluida nella pioggia. I suoi occhi apparivano incerti, come persi in una ricerca, quasi come se quella parte di lei, così profonda, stesse rincorrendo se stessa ed i suoi pensieri chissà dove. Se ne stava semplicemente lì, ad osservare quella panchina dispersa nel parco, come un piccolo angolo di mondo, di un mondo lontano.

Dall'altro lato della strada, un altro sguardo era fisso sul fantasma della pioggia, proveniva da un'altra casa, poco lontana da quel mondo. Un ragazzo era intento ad osservare quella creatura solitaria. I suoi occhi erano così distanti, che sembravano puntare altrove.
Chissà se realmente entrambi stavamo osservando quell'ombra silenziosa.. o se era soltanto tutto frutto della mia fantasia, mentre lo sconosciuto, guardava semplicemente fuori, distrattamente.
Chissà se c'era realmente qualcuno, che in quell'istante stava osservando esattamente quello che i miei occhi catturavano.

Ad un tratto, le mie iridi, si focalizzarono un foglia che cadde lenta, silenziosa, attraversando l'aria, sospinta dalla pioggia, cullata dal vento. Quando la lenta discesa, fu terminata, tornai con lo sguardo a cercare quell'ombra nella pioggia, ma era scomparsa. Il mio sguardo vagò incerto, tra la panchina solitaria, gli alberi spogli persi nella nebbia e piccole gocce che lentamente cadevano.

Poi, d'un tratto, mi ritrovai sommersa da libri e appunti, ferma.
La mia mente sembrava esser tornata al suo posto.
Fu così che capii.


giovedì 10 febbraio 2011

Neutron star collision



"A chi non butta via la notte coi pensieri.."

A volte mi domando se non sia proprio questo quello che faccio, buttare via notti, buttare via ore di sonno, sogni.. lasciare che la mia insonnia si impossessi del mio corpo e che i pensieri circolino fluidi, in ordine sparso.. come uno stream of consciousness.. Fino allo sfinimento. Fisico. Emotivo.
Anche quando la stanchezza più totale mi assale, loro sono lì, pronti a venir fuori a loro piacimento, incontrollabili. Esplodono in ispirazione, se così la vogliamo chiamare, e vagano finchè ne hanno la forza.. finchè pensieri sparsi, non si uniscono, fino a trovare il loro giusto posto. Poi sono lì che urlano per confluire dalla mente, alle mani. Che sia su una tastiera o su un foglio bianco, poco importa. Devono prendere vita.

E' strano, come dal nulla, possa scaturire un big bang. Piccole particelle di ricordi, parole, sensazioni, emozioni che esplodono e danno vita a pensieri. Si evolvono, espandono.. e creano stelle danzanti. Caos.

Ciascuno di noi ha un universo racchiuso in se, forse. 
Forse ci sono più universi paralleli in ognuno di noi, forse.
Ma cosa determina lo spostamento di particelle, da un universo all'altro? Cosa determina la scoperta di nuovi universi in noi? Tanti, troppi fattori. Come le molecole partecipano ad una reazione, così ognuno di noi partecipa all'esplosione del proprio universo, alla sua trasformazione.
Può esser un libro.
Una canzone.
Una frase ascoltata per strada da uno sconosciuto.
Una poesia.
Uno sguardo.
Un sorriso.
Qualsiasi cosa che emetta una scintilla. Che vada a collidere con piccole particelle assopite in noi. 
Esplosione. Fusione. Reazione. Poi, l'universo o si espande.. o implode, collassa.. la particella, resta fine a se stessa, senza nessuno scopo per l'universo. Un deserto. Quello, dipende da noi.

Crescita. 


Una poesia. Un piccolo universo.

Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca. 


Poiché tutte le cose son piene della mia anima
emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia. 


Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio. 


Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.


Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.

(Pablo Neruda - Mi piaci quando taci)


Sublime.

.. e rassomigli alla parola malinconia. Questa frase, SONO io. 

Stralci di questa poesia, sono recitati, da Troisi, con un'intensità, una bellezza, che lascia senza parole. 



Big Bang.
Universo.
Caos.
Stelle danzanti.

lunedì 7 febbraio 2011

A secret place..



Sono al buio della mia stanza, con la solita finestra che si affaccia su giochi di ombre, luci e mondi antichi. 
C'è quiete in giro, tra luci e ombre, tutto sembra impallidire, perchè a dominare nella notte, questa sera sono una miriade di stelle disperse nel manto blu.
C'era qualcosa che mancava ai miei occhi ultimamente: la mia casa, il mare. Il momento è stato perfetto. 
Piccole sfumature blu si perdevano nel nero della notte, sino ad arrivare al limite della congiunzione tra cielo e mare. 
I miei occhi si perdevano in quei colori, tra i suoni.. vagavo tra il blu del cielo pennellato di stelle e i sospiri del mare..
E' una notte serena, chiara per esplorare.. Vorrei solcare il mare con te stanotte sospinta dai sospiri del mare e guidata dal bagliore delle stelle, accarezzando l'orizzonte che fugge scherzoso allo sguardo.. 
Ci ho provato, ancora una volta a convincerti, per cercar di dar sostanza ad un sogno. 
Tutto prende forma attraverso i tuoi occhi e le tue parole invece, mentre il mare, acora una volta ti accompagnerà e ricolmerà i tuoi occhi. In quelle sfumature cristalline, sono persi i miei occhi, ti tengon compagnia.
Mi sono imposta di aspettarti per darti un bacino e ora che l'ho fatto, con tutta la dolcezza ti auguro buon lavoro, mentre io ora, mi lascio condurre da Morfeo in a secret place, anche se solo per pochissime ore.





venerdì 4 febbraio 2011

Astronomy Domine..



Come Dalì
scivolo tra colori, forme, contrasti
nel chiaroscuro dei miei pensieri.



giovedì 27 gennaio 2011

..I am the passenger, and I ride, and I ride..



Controllo la valigia per l'ultima volta. Oltre "vestiti e co", controllo che vi sia l'essenziale: Netbook, i-pod, libri, block notes, penne e macchina fotografica. Credo ci sia tutto.
Carico il fagotto di roba sul portapacchi e lo zanio con "l'essenziale" in spalla e finalmente salgo a bordo della mia Road King. 

Il mio viaggio in moto, parte appena fuori dall'aereoporto di Tokyo dove ho noleggiato la mia compagna di viaggio. Certo, qui in Giappone, scegliere quella moto può sembrare un affronto o un controsenso, ma è un tentativo, mio se volete, di sentirmi ancor di più "cittadina del mondo". Una europea a bordo di un'americana in Giappone.. E' una sorta di abbraccio per me stessa.

Non ho una meta ben precisa, lascio che sia la moto a guidare. Il mio istinto, di tanto in tanto, premerà sul freno, per fermare qualche immagine, che sia a parole o attraverso un "click", quello dipende solo dalla poesia del soggetto. Dalla sua "natura".
Mi fermo qua e là, per dipingere attraverso uno scatto, espressioni particolari di visi sconosciuti, ma cordiali, e sfumature di colori che si perdono nel cielo, sin ora sconosciute.. Poi, ad un tratto, la sosta si prolunga più del previsto.

I giardini di Kyoto. Sono affascinata. 
Scelgo un angolino, isolato dal resto del mondo. Ed è lì che trovo la porta per il mio. Prendo il blocco note. Istantaneamente, fluidi di pensieri sembrano fluire leggeri attraverso la mia mano, riversandosi su quei fogli ancora vergini.
Cambio prospettiva.
Scatto da ogni angolatura. Cerco di cogliere ogni particolare di quell'incanto. Di trascrivere, attraverso gli scatti, tutta la poesia che emana quel posto ed ogni singolo elemento.. 

Decido di rimettermi in sella, la sensazione di liberà e totalità è immensa. Mi sento parte integrante "del tutto", come se ogni molecola del mio corpo, avesse il suo posto nel mondo, compreso il suo posto qui.
Persa tra questi pensieri arrivo a Gion. Zona per certi versi surrealistica, quasi persa nel tempo.. Ci sono ancora ochaya, okiya.. e geishe dal caratteristico volto bianco che indossano splendidi kimono, vere opere d'arte. 
Sembra tutto così surrealistico, eppure, dall'occhiata curiosa e profonda che mi lancia una giovane maiko "leggo" che anche per lei è così. Devo sembrarle un personaggio uscito da qualche film di fantascienza.
Guardando quelle donne, sembra di essere quasi fuori posto nel mondo.. la loro camminata sembra quasi il fluttuare leggero di una voglia trasportata dalla brezza marina, i loro movimenti così aggrazziati da ricordare la delicatezza del volo di una farfalla.. non per nulla il termine geisha significa persona d'arte. Ora comprendo pienamente il perchè.

Cerco di restare a discreto contatto con loro, quasi a voler catturare qualche segreto celato in gesti aggraziati. Nulla sembra esser fuori posto o casuale, dalla postura, allo sguardo.. Tutto è perfettamente calcolato per "l'intrattenimento" dell'ospite. Grazia, eleganza. Nessuna traccia di volgarità. 
Mondo antico.
Come un manoscritto ingiallito dal tempo.

Di colpo mi accorgo di essere soltanto tra le mura della mia stanza, sognando un posto in cui sono stata soltanto "attraverso" i libri.. tutto, mentre Tom Waits & Nick Cave continuano a cullare i miei pensieri intonando una splendida versione di What a wonderful world. 
Devo dare la colpa al libro (memorie di una geisha ovviamente), al film I diari della motocicletta, a quel "tocco giapponese" che ha colorato la mia stanza ultimamente e ovviamente a me stessa..


giovedì 20 gennaio 2011

.. It's just a moment, this time will pass..



E' mattino. 
Spalanco le finestre, con gli occhi ancora assonnati. Osservo il cielo, è grigio con qualche sfumatura ambrata.. sembra quasi perfetto. Quasi. Manca la pioggia. Detto da me, può sembrare un paradosso: l'amante del sole che vorrebbe la pioggia.

Piccole goccioline danzano frenetiche nella mia testa, sembra un acquazzone, ho bisogno di un riparo. Mi accorgo che anche fuori piove. Una melodia perfetta. 
Play: Stuck in a moment. Guardo il video, fa un effetto DEVASTANTE. Parole e immagini mi rappresentano TOTALMENTE.

"Sbattuta" a destra e a manca, da pensieri ed emozioni che non avrei voluto provare, cerco in qualche modo di tener lontano chi corre verso di me.. mi proteggo. Alzo lo sguardo, cerco.. vedo ombre che cercano di avvicinarsi a me, faccio scivolare il mio sguardo altrove. 
Le emozioni, le delusioni, le preoccupazioni mi calpestano, sembrano non accorgersi che io esista.
Qualcosa sbuca nel turbine.. una mano. E' tesa, il mio sguardo non fugge più.
Mi aggrappo.  
Per quanto tutto possa calpestarmi, loro sono sempre lì, pronte a proteggermi. Qualunque cosa accada..  
 It's just a moment, this time will pass.


Il video, non riesco a non commentarlo. Mi fa PIANGERE. 
Bono è lì, "sbattuto" a destra e a manca, solo. Gli altri tre, cercano di raggiungerlo. Viene calpestato da chi non lo vede. E' invisibile agli occhi di tutti.. ma loro corrono verso di lui, sfiorando anche auto in corsa. 

Edge mi fa perdere il fiato. 
E' lì che scoppio. 
Tende la mano a Bono, lo osserva: SONO QUI, QUALUNQUE COSA ACCADA è questo quello che dicono i suoi occhi. 

Il mio battito, si riduce ad un sospiro silenzioso.

".. And if the night runs over
And if the day won't last
And if your way should falter
Along the stony pass
It's just a moment
This time will pass.."


martedì 18 gennaio 2011

Baby, did you forget to take your meds?



Per placebo si intende ogni sostanza innocua o qualsiasi altra terapia o provvedimento non farmacologico (un consiglio, un conforto, un atto chirurgico) che, pur privo di efficacia terapeutica specifica, sia deliberatamente somministrato alla persona facendole credere che sia un trattamento necessario.
Per effetto placebo si intende una serie di reazioni dell'organismo ad una terapia, non derivanti dai principi attivi insiti dalla terapia stessa, ma dalle attese dell'individuo. In altre parole, l'effetto placebo è una conseguenza del fatto che il paziente, specie se favorevolmente condizionato dai benefici di un trattamento precedente, si aspetta o crede che la terapia funzioni, indipendentemente dalla sua efficacia "specifica". 


Cerco di essere sotto l'effetto Placebo. Credo di essere sotto l'effetto Placebo.
Sono sotto l'effetto di una qualche sostanza. Potente. E' un qualche tipo di morfina che mi sono auto-somministrata, senza sapere quando, senza sapere dove.
C'è torpore nel mio muscolo, eppure batte, ma è soltanto un riflesso involontario. C'è, non importa in quale stato, c'è ancora. Non arriva l'eco, sento solo un battito lontano.. null'altro.
La morfina fa il suo effetto. Niente dolore. Solo apatia.
Ho deciso di lasciarmi così, c'è la morfina che mi aiuta. Non sento quel dolore sordo, faccio finta di non sapere che giorno sia oggi, dove mi trovo.. Sono lontana, su una "bolla" insonorizzata, in qualche altro mondo, lontanissimo.


Ogni tanto arriva qualche eco, l'eco del ritratto di Dorian Gray..

"..Com'è bello questo pezzo che stai suonando. Chissà se Chopin lo ha scritto a Maiorca, mentre il mare muggiva intorno alla villa e le spume si frangevano contro i vetri. E' meravigliosamente romantico. 
Una vera fortuna che ci sia rimasta un'arte che non sia imitativa.
Non fermarti; stasera ho bisogno di musica. Mi sembra che tu sia il giovane Apollo ed io Marsia intento ad ascoltarti. 
Ho dolori, Dorian, che neppur tu conosci.."


..E di qualche (interi album a parte) canzone ascoltata oggi.

A woman left lonely - J. Joplin
Meds - Placebo
Streets (IMMENSA) - U2
Ho perso le parole - Liga
Ironic - A. Morrisette
Change - Deftones
In un giorno di pioggia - MCR
Occhi da orientale - D. Silvestri
Dancing - Elisa

Baby, did you forget to take your meds?
I was alone, falling free,
trying my best not to forget. 

 A woman left lonely will soon grow tired of waiting






Comunque, credo sia ASSURDO. Zapping "random", ci si ferma su Sex and the city su LA7d. Lo rivediamo per l'ennesima volta. Giusto la puntata su Berger? TROPPE somiglianze! Maledetto Berger!

 

lunedì 17 gennaio 2011

..Clocks..



Me la sono cercata stamattina mettendo Liga, anche se solo poche tracce.
Quando "parte", nemmeno il sole, il suo calore e la sensazione di buon umore che immette nelle mie cellule, mi lascia via di scampo.

Mi intrappola. Spesso, mi intrappola "nel tempo". Perchè per colpa "di qualcuna" è legato a così tante esperienze e sensazioni vissute che è diventato come un antico carillon racchiuso in un cofanetto. Aprendolo, vengon fuori melodie e "sapori passati"..
E' capitata, tra le varie tracce,  "Almeno credo". Di lì, il passo tra il credo di radio freccia e sensazioni solo mie, è stato a dir poco brevissimo. Un lampo che squarcia il cielo. Quel cielo che poteva essere sereno.

Credo. In cosa credo? Ceramente non in Dio. E in tante altre cose, troppe. Ma credo:
  • Nell'amicizia, nella NOSTRA amicizia.
  • Nella mia famiglia.
  • Nel ritrovarsi.
  • Nella MUSICA. ["..senza la musica la (mia) vita sarebbe un errore.."]
  • Nel potere che i LIBRI hanno su di me, magia.
  • Nella forza delle parole.. ancor di più degli sguardi.
  • Nella "malinconia"-produttiva.
  • Nella sensazione che si impadronisce di me, quando sono in mare.
  • Nei sogni (e mi verrebbe da aggiungere: purtroppo!)
  • In quegli attimi, gesti, emozioni che ti lasciano senza fiato.
  • In tutto quello che "tengo (custodito) per me".

Credo.. che me ne starò un po' qui, seduta in riva al fosso, a guardare il riflesso del mare. A pensare a certezze, alcune ormai, sono perse in qualche stella.. così lontana, da aver perso la forza di splendere.. Forse.




sabato 8 gennaio 2011

..This picture..



E' capitato ancora; è una piacevole consuetudine ormai. Isolamento.
Il tempo di questa mattina, non si addiceva al mio umore, è bastato spostarmi un po', e una tavolozza di colori cupi, ha dipinto anche il mio stato d'animo. Fusione.. Empatia.
Mi sentivo bene dipinta così.

Quando sono scesa di casa per una passeggiata, il sole ha inondato i miei occhi.. Le iridi riflettevano un verde irlandese, vivace. Mi donano da sempre quei colori.. Ma passando per le colline, il richiamo era di un cielo più cupo, grigio, con piccoli punti luce, lo specchio antico del sole. Non era un tempo triste, ma dai sapori antichi, rassicurante, delicato.. a tratti fragile, pronto a raccogliere lo sguardo implorante della terra.
Questa sensazione è diventata mia. Era il mio stato d'animo, perfettamente raffigurato dal cielo. Era la sensazione.

Dal momento in cui mi sono ritrovata in quel cielo, i miei occhi hanno iniziato a catturare stati. Alberi, trulli, case in stato d'abbandono, mille immagini mi sono passate dinnanzi al viso, piccoli scatti. Era il momento. Sentivo parti di me riversate in quelle sfuggenti istantanee visive.
Avrei voluto far fermare la macchina, ed avere a disposizione una macchina fotografica seria. Avrei cercato ogni angolazione, luce giusta.. avrei lasciato che tra i miei occhi e l'obiettivo fosse scritto un poema. L'istante. La poesia racchiusa in quel momento, in quei colori, in quel soggetto.

Click

Rinunciare a questa esplosione, è doloroso, ogni volta. Lascio che siano i miei sensi a fermare qualche momento. Immagini e pensieri che affiorano quasi a perfezionare, ritoccare l'istantanea. C'è la musica ad incorniciare ogni momento e a sigillare ogni fotogramma nel giusto modo.

Poi torno a casa. Penso a quelle immagini, a quelle foto. Cerco di renderle tattili attraverso le parole. Come una pergamena racchiusa tra le dita, con un tocco delicato, "lontano".. come un'eco negli occhi.

Mi accompagna questa canzone, per quel lieve tocco. Ci pensa Bob Dylan.




Grandma said, "Boy, go and follow your heart
And you'll be fine at the end of the line.
All that's gold isn't meant to shine.
Don't you and your one true love ever part." 



mercoledì 5 gennaio 2011

..if you need me to be with you, I will follow where you lead..

"Chi si mette contro una sola di noi.. poi, se ne ritrova quattro." :)

Pensando a quella frase, detta ieri sera per scherzo.. Avevo abbozzato questo post oggi pomeriggio, prima di studiare, persa tra le molteplici vie della mia mente. Poi ho cambiato idea e l'ho lasciato come bozza.

Viaggiando tra le mie sinapsi, mi sono ritrovata dinnanzi ad una sensazione. 
Poco tempo fa, in uno di quei piccoli nuovi "riti" quotidiani che consiste nel vedere Sex and the city insieme, mi sono imbattutta in una frase. E' esplosa e dalle sinapsi è arrivata ovunque. Ovunque.
In più, si è anche dipinta in un tuo sorriso. Certezza.

Oggi, è tornato alla mia mente quello spezzone, volevo cercarlo, cercare solo quella frase, e dopo vari tentativi l'ho trovato.





Rifugio. 
L'una per l'altra. Non riesci a capire come, ma ad un certo punto ti ritrovi con una certezza. E' un percorso, eppure, eccoci qui, nonostante tutto passi anni, amori, altre amicizie.. tutto scorre dinnanzi a noi, rendendoci a volte protagoniste, a volte spettatrici..
E' un legame chimico, indissolubile. Può deteriorarsi, ma non rompersi.

Piccole parti di quelle "affinità elettive" entrano a far parte di te, del tuo modo di essere.. Piccole manie o smorfie che siano è come se rappresentassero un omaggio inconscio alla bellezza (nella sua forma più elevata) di quei mondi che attraversano il tuo.

Goethe nelle affinità elettive, esprime ciò che io tento di dire in modo goffo e maldestro, in modo sublime:

"..Chiamiamo affini quelle nature che incontrandosi subito si compenetrano e si determinano reciprocamente..si cerchino l'un l'altra, si attraggano, si compenetrino, si distruggano, si divorino, si consumino per poi uscire dal più intimo legame e riapparire in forma rinnovata, nuova, inattesa; allora soltanto si attribuiscono loro vita eterna e addirittura spirito e intelletto, perchè sentiamo che i nostri sensi bastino appena a osservarle esattamente e la nostra ragione giunge appena a comprenderle.."

Affinità elettive.
"..la mia rete di sicurezza.."

Just a bridge over troubled water.

martedì 4 gennaio 2011

..Interiors..



Si dice che il nuovo anno porti con se nuove speranze, propositi.. Per quanto possa esserne colma, c'è tutto quello che non dipende da me.

Il nuovo anno, porta con se, la speranza di un cambiamento, o almeno dovrebbe portarne illusoria speranza.
Invece, niente è cambiato. Tutto è immutato. Le preoccupazioni sono sempre le stesse e se ne aggiungono sempre di nuove.

Corro, corro. Contro vento.
Le possibilità sono due: o il vento vince e ti trascina via con se, oppure sei più forte, caparbia e cerchi di avanzare, un passettino alla volta, lottando a denti stretti.

Poi, chiudo gli occhi. C'è la mia musica: respiro. Mi ritrovo seduta, ad ammirare l'Oceano, accarezzata da una lieve pioggerellina.. eccolo lì, il mio sogno. Non può sempre essere catturato da incubi. Ci sarà una possibilità anche per lui. Anche per me.

"Dicono che se osservi le stelle abbastanza a lungo, tutti i tuoi problemi sembreranno così insignificanti da scomparire.."


giovedì 23 dicembre 2010

..I'll see you on the dark side of the moon..

Questo film in bianco e nero, ti ricorda qualcosa?
Te lo ricordi questo spezzone?
Meraviglioso.



Geoege: "Cosa vuoi? Vuoi la luna?Se la vuoi io la prenderò al laccio per te..si si è una buona idea...ti darò la luna Mary "

Mary: "Accetto!E poi?"

George: "Si dissolverebbe in te e infiniti raggi d'argento brillerebbero nei tuoi occhi, nei tuoi capelli, ti inonderebbero di luce, e..... "


Lascio sospesa quella "e", perchè, ci sarebbero infiniti mondi e modi, che potrebbero completarla..

mercoledì 22 dicembre 2010

Les bras de mer..



Il vento mi ha rapita.
Chiudo gli occhi e sono nel vortice.. Un piccolo granello di sabbia che spazia.
Ci sono dettagli che riesco a mettere a fuoco: una microscopica nebulosa, un video e una canzone che il vento mi porta, o che porta con se..

Ho ripescato "poustianamente", qualcosa. Non so' esattamente come sia affiorato nella mia mente.. forse quello strano di senso di dolcezza, che ogni tanto s'impossessa dei miei sensi. Forse, semplicemente, parlando di "pezzi di me", è riaffiorato in superficie..
Sarà perchè lo adoro particolarmente questo film.. Sarà che mi sento descritta sotto certi aspetti.. Quel piccolo guscio, che a volte si schiude.. quel microscopico micro-cosmo che racchiude un mondo, lascia intravedere la sua luce.. Si lascia notare, si fa notare, ma è così piccolo, che solo occhi attenti possono coglierlo..

Il vento mi sussurra Comptine d'un autre été: L'après-midi di Yann Tiersen, così, apro una pagina di youtube e digito i tasg del "pezzettino" a cui mi riferivo.. e lo ascolto..



E' disarmante.
Piccoli piaceri, che ti disegnano delicatamente un sorriso negli occhi, dipinto con colori nuovi, magici.
Questo video, o meglio, questo film, lo metto nella lista delle "piccole cose", delle piccole sfumature che mi animano le iridi.

Vorrei poter scrivere qualcosa di più articolato, ma qualcosa la porto gelosamente con me, altro, sono troppo stanca per poterlo scrivere e descrivere come vorrei.

La musica, che il vento mi sussurrava, adesso la sento come una ninnananna, delicata e meravigliosa. Mentre scrivo e l'ascolto sorrido..L'adoro, semplicemente.



Ovviamente consiglio l'ascolto di Yann Tiersen (senza fermarsi alle soundtracks del film) e la visione del film Le fabuleux destin d'Amelie Poulain (che ho visto 4 volte)