Visualizzazione post con etichetta On my road. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta On my road. Mostra tutti i post

venerdì 30 novembre 2012

Dancing in the dark..

 
Non so neanch'io come sono ricapitata qui. Né come sia possibile questo leggero pigiare sulla tastiera.. Eppure sta succedendo. E' come se le mie dita fossero tornate in vita dopo molto tempo. 

Le falangi pian piano hanno ripreso a muoversi, a dar corpo a pensieri.. Scricchiolando movimento dopo movimento, lentamente, delicatamente.. ma con decisione, forse con una forza nuova. Come l'immagine di un corpo che riprende vita in una cantina polverosa.. Dimenticato da tutto, tranne che da un piccolo raggio di luce che filtra oltre le pareti sconnesse di un edificio.
E' la stessa scena. 
Qui. 
Adesso. 
E' buio e riesco solo a vedere una piccola luce che filtra e le mie falangi che si muovono come se avessero vita propria, danzando su un valzer tutto loro.
La scintilla è tornata a vibrare, anche se per un solo attimo, nella penombra.

E' che oggi mi sono ritrovata a sognare, nonostante tutto. 
Mi sono ritrovata ad immaginare e ad aver voglia di creare, anche se solo quattro sempilci parole qui.
E' da giorni che le mie dita sono in fermento. Vorrebbero scrivere o disegnare o semlicemente strimpellare sulla chitarra.. 

Credo che tutto sia partito dalla voglia di dolcezza, di coccole, di riscoperta. Dalla voglia di "me".. Ed è così che mi sono ritrovata in un loop di live degli U2.. l'ultimo concerto visto, l'ultimo vortice, l'ultimo uragano di sentimenti forti, collegati a quella parte profonda di me che si aggrappa alla musica. 
Ogni cosa è culminata stasera in "It might get loud", nel sentire quei tre meravigliosi musicisti parlare con tanto amore verso quello "strumento", verso quella espressione si se stessi.. Vedere rabbia, passione, dedizione.. Non mi stancherei mai di ascoltare gente che ha QUELLA luce negli occhi.


E' questione di completezza credo. 
Pur essendo animi tormentati, con quello strumento si sentono completi. Isolati. Lontano da tutti alla completa ricerca di quel qualcosa, di quel pezzo mancante, di quella spiegazione, di quella parte di sé che riescono a spiegare solo attraverso la musica..  
Te ne accorgi quando li guardi.. quella particolare luce negli occhi, il sorriso che si irradia sui loro volti, la concentrazione che traspare dalle loro dita e da quel particolare modo di toccare, muovere la chitarra.. nel chiudere gli occhi dicendo addio a tutto, per tutta la durata di un riff..

Ed è nella penombra della stanza, in questo buio carezzevole, che cerco di capire quale si il mio di "strumento" per ritrovare la pace, quale sia il mio "riff".

A volte sono le parole, il più delle volte scritte da altri. 
A volte è quell'impulso di prendere una matita e lasciare che sia lei a fare il resto.. 
E spesso, ultimamente, penso (citando De André) che sarebbe bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra (per darmi quella pace). 
Ma so che questa è una mia mancanza.. Che la piccolina qui al mio fianco soffre di solitudine, forse, ancora per poco..

Ed è una meravigliosa coincidenza che io abbia visto proprio stasera It might get loud, proprio il "giorno" di George Harrison... 

Oggi mi va solo di sognare, anche se solo per stanotte. 
Mi va di sognare il Boss a Roma, Milano o Padova. 
Mi va di sognare out loud Dublino perchè ormai mi ritrovo spesso ad immaginare i suoi profumi, il tocco di quella pioggia sulla mia pelle.. L'influsso emotivo-creativo che quel posto avrebbe su di me.. Sulla mia "ricerca"..
Il tutto qui, stasera, in pieno Stream of consciousness "Joysiano"..

Stasera, solo per stasera I can dream, I can dream out loud while my guitar gently weeps..










 
Forse, solo per stasera mi sento serena. Serena per tutto quello che è scaturito dalla scintilla. E chiudo gli occhi, con quel sorriso infantile (o da ebete in base ai punti di vista) che ogni tanto fa capolino sulle mie labbra, nei miei occhi.

giovedì 12 aprile 2012

The spiderman is having me..

L'eterna lotta tra buio e luce. 
Conscio contro inconscio.
Urla contro silenzio.
Succubi ed Incubi.
Nel perpetuo conflitto tra Io, Es e Super-Io.


[Il miglior Dottore - Kubin Alfred]


Perché farlo..

"Perché leggere, perché scrivere. Non è molto facile da spiegare.
Una volta un grande poeta scrisse una lettera a un grande scrittore. Il poeta si chiamava Francesco Petrarca e lo scrittore Giovanni Boccaccio.. Adesso io non ricordo esattamente le parole di quella lettera ma più o meno diceva:
“Non c’è cosa più leggera della penna, non ci sono cose più belle delle parole.
Uno scrive parole e dopo mille anni ci saranno persone che continueranno a leggerle e ad amarle.”

Oggi è tempo di persecuzione, di violenza, di guerra, ma quando io leggo una lirica del Petrarca io sento che … che è la celebrazione della vita, perché lui amava la vita e amava il suo mestiere.
Le ultime parole della sua lettera, mi ricordo molto bene, dicevano:
“Poiché devo morire, spero che la morte possa trovarmi intento a leggere o a scrivere.” "



.. e perché (forse) non farlo

"Le forze di attrazione e di repulsione, i poli della terra con le loro correnti, l’alternarsi delle stagioni, il giorno e la notte, il bianco e il nero, non sono che l’espressione di una lotta. Il vero inferno consiste nel fatto che questo doppio gioco contraddittorio si prolunga in noi." 
 [L'altra parte - Kubin Alfred]




venerdì 17 febbraio 2012

A reflection

 
Se la mia tristezza avesse un odore, sarebbe la sintesi di più odori messi insieme.
Una fragranza dolce, ma estremamente malinconica. Eternamente triste.

Avrebbe l'odore del caffè appena bruciato.
Di una particella di tempo andato, tra due lancette bloccate.
Del mare d'inverno.
Del vento.
Di una chitarra rovinata.
Di un vinile sepolto dall'ignoranza.
Delle pagine di un libro dimenticato dal termpo. 
Di una matita spezzata.
Di un fiore appassito.
Di una foglia caduta dall'albero.
Di olio su tela.
Del pulviscolo che dilata lo spazio di un raggio di sole.
Di una bambola di pezza nascosta nell'angolo del tempo.
Di un raggio di luna che filtra un contatto.
Di un eco passato.
Di terra bagnata.
Di pioggia.
Di foto ingiallite.
Di una biblioteca spoglia.
Di inchiostro e versi che parlano di te.


Quando la vita, nel tuo petto batte piano..

".. Non so cosa sono adesso,
non lo so
sono un uomo
un uomo in cerca di se stesso
No cosa sono adesso non lo so
sono solo,
solo il suono del mio passo.. "





"Cammino sola, guardo le foglie cadere
seccarsi e morire ai miei piedi
e la natura tutta
sembra morire
ma ritornerà,
e io ritroverò la mia strada..."
(Patti Smith)


.. mentre un brivido muore lungo la schiena ..

venerdì 6 gennaio 2012

Postcards from far away




Sghignazzi si rincorrono nello spazio giungendo appena alle mie orecchie. In un altra "ala" della casa, pare qualcuno si stia divertendo a giocare a carte.. 
Quello che nello spazio si ferma invece, è il rumore del vento che schiaffeggia la pioggia, che esplodendo in piccole particelle che esanimi, si schiantano contro i vetri della mia finestra.. scivolando nel sacro Lete, nell'oblio.
Anche la luce della lampadina, fiebilmente si diffonde dell'aria.. arrivando sino a me. E alla cognizione del dolore.

E' strano, come Gadda sia (ri)tornato, dopo avermi tenuto compagnia per settimane durante il periodo della maturità.. "Compagno di tesina", assieme a Freud, Marx, Pasolini e Nietzsche.
Ora, dopo anni di distanza, perso tra altri tomi in biblioteca, il mio sguardo lo trova. E' lì. Rileggo con attenzione "Gadda - La cognizione del dolore". E' proprio lui. Lo prendo comunicando al tizio della biblioteca che quella è la mia scelta.

Ed eccomi qui distesa sul letto, mentre il vento urla il suo dissenso al mondo. La luce della lampada sul comodino, illumina delbolmente ma efficacemente le pagine del libro tra le mie mani.. e mi accorgo che qualcosa è scivolato dalle pagine.
La sorpresa si stampa sul mio volto, sotto forma di sorriso: una cartolina dell'Irlanda.
Una meravigliosa distesa verde che si perde in un sentiero.. E la (magica) scritta IRELAND. Sul retro la classica dedica, ad un destinatario sconosciuto, ma con delle parole che mi lasciano senza fiato:

"Saluti da una terra addatta per passeggiare, meditare e filosofare..."

La mia mente in un attimo si perde.. in un paio di occhi nocciola, in una distesa verde, in un cielo a tratti cupo, a tratti sereno, con quel verde che assume diverse tonalità in base all'umore del cielo. E io sono lì, a passeggiare, parlando sorridendo tutta persa in quel verde che mi si dipinge addosso, mentre la brezza dell'Oceano mi accarezza delicatamente il viso, giocando con i miei capelli..

Il ticchettio disperato del vento impazza sulla mia finestra, riportandomi alla realtà.. e alla dolce sopresa ancora lì, tra le mie mani.
Chissà se la persona che l'ha dimenticata, si è accorta della perdita. O che faccia farebbe ritrovandola oggi, chissà dopo quanto tempo.
No, proprio non ce la faccio a non perdermi. Pensando a questa coincidenza e a quelle tre persone che hanno incontrato, ad un certo punto della loro vita, Gadda e l'Irlanda..

Quella cartolina, dimenticata da qualcuno nel libro, sembra esser un post-it per i miei sogni.
 

Dream a little dream of...





Mi torna alla mente questa scena del Signore degli anelli I..




sabato 31 dicembre 2011

Do the evolution



L'unica frase che ho in mente in questi giorni è:

".. l'anno che sta arrivando tra un anno passerà .."

Non mi aspetto nulla, almeno per me.
Mi basta cercare la serenità in pochi, pochissimi sguardi (o parole "a distanza" ;)), quelli che contano.

So solo che ho imparato molto nel 2011. So anche che avrei potuto far di più.
Sono cambiata, ancora e ogni giorno. E mi sono allontanata un (bel) po' dal mondo "normale", in punta di piedi, senza che (quasi) nessuno se ne accorgesse.

La fine di ogni anno, mi mette sempre un po' di tristezza mista ad infinita dolcezza. Da quando ero piccola.

E penso.. Amarcord.



"Ascoltate musica, che fa sempre bene."
"E' ROCK!"

[Cit. Conte - I love radio rock"]




sabato 17 dicembre 2011

Dreaming with tears in my eyes



Puntuale, arriva la sera. 
Le tenebre tornano ad impossessarsi del tempo e tutto, lentamente, inizia a tacere. I minuti passano, formando le ore, mentre le voci sfumano.. le luci si spengono.. e il buio arriva.
Il figlio di Ipno e Notte, discende tra corpi i addormentati, assumendo sebianze diverse di corpo in corpo, di sogno in sogno.
Sogni differenti, spesso speranze, a volte illusioni, altre piccoli capolavori surrealisti dipinti dall'inconscio. O incubi.

C'è poi chi, con Morfeo ha sempre troppo poco a che fare e impara ad ascoltare i richiami della notte, divenuti (ormai), troppo malinconici e tristi. 
Il vento soffia inesorabile, creando in quelle menti, piccoli uragani di pensieri che mozzano il respiro. Nonostante ciò, il silenzio, all'esterno è assordante.
E' come se l'essere fosse scisso in due entità: una immobile al centro dell'uragano di pensieri che si fanno "lentamente analizzare"; l'altra è immobile accanto al letto che ascolta il silenzio, osserva il soffitto e le luci fuori dalla finestra, ascoltando il "ticchettio" del cuore che, quasi con affanno, rincorre l'uragano e si ferma con i pensieri.

Si potrebbe pensare che sia gente che ha perso la speranza nei sogni.. come un ex sognatore incallito che smette di addormentarsi per sognare e resta sveglio diventando incubo, spesso di se stesso. La lotta tra passato e presente, si fa serrata. 
I sogni, tentano di non annegare e ansimano cercando la riva.. rincorrendosi, mentre le loro onde, sempre più spesso, s'increspano e, infrangendosi dalla loro spuma, piccoli fantasmi si liberano ululando malignamente o singhiozzando tristemente.

L'incubo è sempre lì, ricorda e sussurra che il confine tra sogno e illusione è sottilissimo, la zona d'ombra è quasi impercettibile.. e si perde ogni speranza di distinguerla con chiarezza, di osservare quella linea netta di confine, che la gente che dorme e sogna riesce chiaramente a distinguere.

Sono le 3:00 del mattino e mi viene in mente una delle canzoni che mi ha accompagnato in questa giornata. La strofa che da oggi mi tormenta, non è un caso.

..Red lights, grey morning
You stumble out of a hole in the ground
A vampire or a victim
It depends on who's around..


..Three o'clock in the morning
It's quiet and there's no one around
Just the bang and the clatter
As an angel runs to ground..


La solitudine, si fa spazio tra le sensazioni, impadronendosi di tutto il resto, di tutte quelle che possono essere le speranze o semplicemente pensieri, sensazioni positive. Più ci si addentra nei meandri oscuri dell'animo, più quella sensazione cresce. 
E' come un demone che si nutre senza controllo della tua voglia di sognare. La voglia di scrivere passa, il desiderio di accarezzare e maledire sorridendo le dita impacciate sulla chitarra evapora, così come la felicità di pastrocchiare disegni "surrealistici" su un foglio viene cancellata da una "passata" d'apatia.. lasciandoti quasi sfinita.

Solo la musica e il viaggio in epoche passate attraverso la lettura riesce a salvarti, a farti incontrare altre anime sole, a volte disperate, che hanno "adottato" quel demone, trasformandolo in creatività.  
Sono come un caldo abbraccio sempre accogliente.. Un rifugio, in ogni tempesta. Ti sembra di conoscerle da sempre quelle anime, ed è come se qualcuno ti capisca profondamente e prima di te, abbia provato a trasmettere quelle sensazioni.
Dovrei solo fare anch'io tutto questo. Trasformare, ma non ne sono capace. Anche se forse basterebbe solo sperare, sognare.. cambiare.

E' come esser bloccata in un blocco di vetro, che ti contiene a malapena. Ci sei solo tu e la tua triste apatia. Mentre fuori tutto esplode. 
Piove e le gocce scorrono lungo il vetro. 
Solitarie. 
Alcune destinate ad incrociarsi, inglobarsi e scomparire, con l'ultimo tonfo, insieme. Altre si accumulano e si perdono. Altre restano sospese, come lacrime.

Una continua ricerca, una continua lotta contro i demoni, la solitudine. Come il mito platonico della mela, della metà perfetta. Del ritorno dell'individuo "originario", completo. Sogno o illusione? Secoli di riflessioni, constatazioni e smentite. Ognuno ha la sua risposta. A volte differente in base al periodo che vive.

Sono bloccata. Parafrasando i Cure e gli U2, "It's always the same, I'm running towards nothing" o "I'm running to stand still", mentre tutto intorno a me scorre. 
E' buio e sono qui, a guardare le luci. Scorgo Morfeo, ma lui, appena incorocia i suoi occhi con i miei, scappa. Non riesce a trasformarsi, ad assumere sembianze di sogno. 

L'uragano mi attende. Qualcosa, almeno stasera si è trasformato, un demone (che stasera ascolta particolarmente gli U2 e Pink Floyd) è divenuto "prosa". 
E' qualcosa almeno.. O è solo un illusione?

"Just the bang
and the clatter
As an angel 
hits the ground."

 



"Hey you,
Standing in the aisle,
With itchy feet and fading smile,
Can you feel me?"

".. But it was only fantasy.
The wall was too high, as you can see.
No matter how he tried, he could not break free.
And the worms ate into his brain.."






"There is no pain, you are receding
A distant ship smoke under the horizon
You are only coming through in waves
Your lips move but I can’t hear what you are saying
When I was a child
I caught a fleeting glimpse
Out of the corner of my eye
I turned to look but it was gone
I cannot put my finger on it now
The child is grown
The dream is gone
And I have become
Comfortably numb."

 

giovedì 10 novembre 2011

Shadowplay

I contorni sono sfocati, le linee poco definite.. e l'occhio umano fa sempre fatica ad adattarsi al buio. Ma lei è lì, con i suoi contorni, presente, eppure assente per i più.
Nessuno fa caso al suo passare, alla sua presenza. Silenziosa e padrona del buio la sua vita fila in disparte, in solitudine, lontana da tutto ciò che abbaglia, luccica.. lontana da tutto quello che non è "sostanza".


Adam: You can see us without the sheets?
Lydia: Of course I can see you.
Adam: Well, how is it you see us and nobody else can?
Lydia: Well, I've read through that handbook for the recently deceased. It says: 'live people ignore the strange and unusual . I, myself, am strange and unusual.
Barbara: You look like a regular girl to me.



Per i più pigri, eccolo in italiano.


[Piccola curiosità che ho appena scoperto, il film (Beetlejuice - Tim Burton, che ovviamente consiglio), è uscito l'8 settembre del 1988. Una data assolutamente 'a caso'] 

sabato 8 ottobre 2011

It was a beautiful day.



E' passato un anno. Un anno fa, a quest'ora ero nel pieno delirio delle mie emozioni.
Ho visto gente di ogni età e nazionalità abbracciarsi cantando a squrciagola ogni singola nota.  
Potrei stare qui ore a descrivere ogni singolo momento.. ma ogni parola, ogni frase, per quanto possa esser ricercata, emozionante e d'effetto, non descriverebbe neanche un millesimo del tornado che si era abbattuto "nella" mia zona emotivo-razionale.
Ero su un'altro pianeta (lost on a silent planet), non sentivo, né percepivo nulla.. eccetto quella musica e quella voce. Come in un incantesimo.

Ogni cosa è rimasta intatta nella mia mente.
I biglietti pesi con mesi di anticipo, The Claw, l'attesa incredibile, gli Interpol (!), l'intro di Space Oddity, la coreografia da perdere il fiato (e il sorriso da ebete quando ho scoperto di esser nella 'Irish zone'), i volti di Bono, Edge (♥), Adam e Larry  durante la coreografia, il modo di suonare di Edge, BAD, STREETS, UNTIL, SBS, MLK, ecc..
E chi era con me (nonostante tutto), a condividere quegli attimi.

"Che serata magica!" (Bono cit.)
I was lost in my personal soul heroin.







Have you ever seen the rain?



Piove.
Dopo settimane di aridità, nello spazio che separa i miei occhi dall'atmosfera, piccole goccioline d'acqua danzano fingedosi pulviscolo.. e silenziosamente, lentamente vanno a sfiorare e interrompersi in quel che incontrano per la loro strada..
Si potrebbe seguirne la danza, soprattutto quella finale, focalizzando lo sguardo su una gocciolina e rincorrerla lungo il suo percorso "a terra".. prima e dopo lo schianto, quando la sua essenza scivola silenziosa mescolandosi ad altre. Cosa determina in lei quella piccola compenetrazione in qualcosa di più grande? In un mini torrente formatosi da migliaia di gocce scese dal cielo alla ricerca di se stesse. Cosa resta di quel che era?
Probabilmente ce ne sarà una, in quella miriade che corre in quel torrente alla ricerca di qualcosa, pur sentendosi parte estranea di quella massa di gocce chimicamente legate tra loro.
Lei è solo sospesa nel vento. E' padrona del vento. Sente il vento, pur non toccandolo in alcun modo.. forse.
Mi piacerebbe catturare "la vita" di una goccia, nell'attimo prima che tocchi il suolo, che si unisca a milioni di altre gocce.. forse perdendosi tra le altre, forse sentendosi diversa.
Un'istantanea.
Esser fuori, tra le milioni di gocce, per le vie nella città a tratti silenziosa. E pensare.. catturare ogni brandello di pensiero che si nasconde negli angoli bui, magari coperto da un mucchietto di polvere.
Sarebbe bello perdersi nella bellezza, nel chiaro-scuro di ogni cosa.. nei piccoli dettagli di luce, nelle forme più insolite ed improbabili.

Cerco di essere torrente e goccia al tempo stesso. Assorbo silenziosamente dalla natura, cercando di evolvere la mia.. piccola, silenziosa.. diversa.

Tic.. Tic.. Tic.. I vetri sono bagnati, mentre tutto scorre, si rincorre.. ed eccola, una piccola goccia cerca il suo posto del mondo.

Tic.. Tic.. Tic.. Queste canzoni scorrono senza controllo nella mia testa.

Immensi Cure.. ormai, sono penetrati nelle mie vene.. THE CURE rains in my blood.



Just a ("dark") prayer.



Roma, un anno esatto fa.. l'attesa era febbrile. E la magia era (anche) quella di viaggio. Quella "bomba ad orologeria" mi manca.. Maybe I just want to go away (for awhile).




La bellezza della pioggia.. fa riaffiorare, puntualmente alla (mia) memoria "La pioggia nel pineto" di D'Annunzio.. E' come se il ticchettio di quelle piccole gocce che cadono talvolta leggere, talvolta irruenti, recitasse per me questa meraviglia. L'adesione totale tra la natura e la mia mente..

venerdì 30 settembre 2011

Labyrinth


Un paio di cuffie.
Una matita ed un foglio e quel che viene viene, che siano parole o scarabocchi.
Un libro.
Il contatto (imbranato) tra le corde della mia chitarra e le mie dita, 'placcate' sempre di nero.


Un universo, il mio piccolo universo. Piccoli mezzi che nutrono "the dark side of me".. e forse anche la più profonda, dove persino io, a volte, ho paura ad affacciarmi.
Un universo intricato. Un labirinto senza fine, senza via d'uscita. Sono io, in qualche modo. Ogni tassello che aggiungo, non fa altro che estenderlo, quel labirinto.


E' un labirinto inusuale. Strano.
Spesso, ci sono delle porte che si affacciano su piccoli mondi.
Tutto è sempre buio, intricato. Come in una foresta.
So che nella foresta ci sono arrivata da sola, mi ci sono reclusa, formando, giorno per giorno il mio personale labirinto.. ma si sà, stare tra la gente non è il mio forte. E più sono sola, più stò meglio. Cerco di capire, di capirmi.


C'è tanto, troppo ancora da capire. Tante strade e nessuna scelta.. solo indecisioni per il momento.. anche l'ultima volta che ho girato la clessidra tra le mie mani, forse qualcosa si va delineando nella mia testa. Nonostante la confusione non abbia mai fine.


Come questo stram of consciousness pomeridiano.. e i miei (ormai) costanti incubi. Segnali da parte del mio inconscio, che ogni volta cerco di capire, individuare..
E resto lì, a pensarci e ripensarci, come facevo da bambina e come faccio tutt'ora quando cerco di dar forma ai lampi in un temporale.
Resti lì, incollata alla finestra.. come pietrificata, come se ci fosse qualcosa che ti inchioda lì.. un mix tra paura, curiosità e incanto.
Cerco le forme.
Cerco di definirmi in quella famosa "dark side".. dove è sempre tempesta continua, in quel labirinto senza fine. Mentre nel mondo dell'apparenza è possibile solo vedere il mare sempre calmo e la luna che volge (falsamente) alla terra solo la sua parte splendente.




venerdì 16 settembre 2011

All nightmare long..



Al di là della calma apparente,
c'è un mare in tempesta
ed è il mio inconscio che lo urla,
squarciando la solitudine ed il silenzio della notte.




Come closer and see
See into the trees
Find the girl
While you can
Come closer and see
See into the dark
Just follow your eyes
Just follow your eyes

I hear her voice
Calling my name
The sound is deep
In the dark
I hear her voice
And start to run
Into the trees
Into the trees
Into the trees

Suddenly I stop
But I know it's too late
I'm lost in a forest
All alone
The girl was never there
It's always the same
I'm running towards nothing

Again and again and again and again and again...
And again.

mercoledì 27 luglio 2011

Brain damage


 
Capita quasi per caso di tornare nei luoghi che hanno caratterizzato l'infanzia. Altre volte invece, loro sono lì, a pochi passi e tu fai di tutto per evitarli. 
Si evitano "vecchie" strade, si nascondono vecchie foto, si conservano in angoli lontani piccoli cimeli. Si tende a sotterrare i ricordi dolorosi, nella parte più profonda della memoria.. Lì, dove fanno meno male, chiusi in gabbia.
Altre volte invece, in modo molto proustiano, piccoli, preziosi ricordi affiorano "dal nulla".. sono i sensi a ripescare in modo preciso, piccole sensazioni rievocate anche da odori.. che ti riportano per pochi istanti, nell'esatto momento, in cui tempo addietro, sono accaduti. Tu resti lì, stupita, inerme, piacevolmente commossa da quel frammento di passato che sembra esser lì, tra le tue mani, per quei pochi, ma interminabili istanti.

Capita, alcune volte, a distanza di anni, (ri)trovarsi in luoghi che sono appartenuti, che sia per pochi istanti o per qualche tempo alla nostra infanzia. E capitando lì anche per caso, sembra di essere in posti diversi, stravolti, dove tutto è cambiato e nulla è più com'è (impresso nella tua mente). 
Siamo lì da estranei, ma la nostra memoria ci permette di passeggiare proustianamente tra le pagine ingliallite dei ricordi.
Ed è in quell'attimo, in quel preciso momento che chiudi gli occhi e sei di nuovo lì, con quei profumi che sfiorano le tue narici. Ti vedi lì da bambina mentre corri tra vecchie stanze o cerchi nuovi posti.. o semplicemente attendi di essere chiamata a tavola, mentre guardi quella folla di parenti che si muove freneticamente in cucina. L'odore del ragù, che anche ad agosto è bello "tosto".. quell'aroma misto di pomodro, carne e quella punta di aglio che si diffonde per tutta la casa, mentre tutti, chiassosamente prendono posto lungo una tavola immensa, imbandita con ogni pietanza, rigorosamente calorica, come solo le pietanze della mamma e delle zie sanno esserlo.. Tutto sembra perfetto, eterno, ripetibile.. e tu sei lì, che (ri)assisti a tutto questo, con lo stesso sguardo da bambina confuso ed euforico, felice.. ma ad un tratto una folata di vento giunge decisa a schiaffeggiarti. Costringendoti a riaprire gli occhi, rompendo l'incanto.
E ti ritrovi lì, estranea. Non a casa, non al sicuro, non protetta, mentre guardi quei posti diversi, cambiati provando un senso di smarrimento.. e vuoto.
Tutto è stato distrutto. Mentre piccoli mondi sono intatti nella memoria, grazie alla sua persistenza (citando in modo un po' "contorto" il quadro di Dalì).
E mentre tu sei lì, difronte a vecchie case, vecchie strade.. Piccole pugnalate giungono dritte, precise al cuore. Le senti scorrere da un'estremità all'altra, sempre più a fondo, tutto è perduto, eccetto piccoli ricordi nella mente. Tutto è diverso. Anche tu, nonostante la tua parte da bambina sopravviva, sempre e per sempre.

Mi sono sentita spesso come Snoopy quando ho visto i luoghi della mia infanzia stravolti, diversi, cambiati. Avrei voluto restassero sempre intatti, come intatta è rimasta la bambina dentro me. Non mi resta che ripescarli nella mia memoria, sperando resti intatta e non si deteriori col tempo.

Pensando a tutto questo, mi è venuta in mente questa canzone-poesia degli Afterhours (Ritorno a casa) e all'istante in cui per la prima volta l'ho ascoltata e soprattutto al senso di dolcezza e amarezza che ho provato ascoltandola. Lo stesso senso di dolcezza e amarezza che provo dopo aver girovagato tra i ricordi.

Sono nella casa dove abitavo da bambino
Riconosco ogni oggetto
La disposizione dei mobili, i colori
La luce era diversa negli anni settanta, ho riconosciuto anche quella
Ho aperto tutti i cassetti per essere sicuro che in tutti questi anni nessuno
Abbia toccato la mia roba
C'è un'intera brigata dell'esercito britannico li dentro
Rosa
Sono ancora intenti a schierarsi per fronteggiare l'attacco imminente
Ma l'attacco non avverrà mai
Il divertimento per me era disporre i soldatini come se dovessero affrontare un ingaggio particolare,
e poi, senza che nulla avvenisse, cambiare la disposizione
Sono ancora lì come li avevo lasciati venticinque anni fa
L'ufficiale ha il braccio teso davanti a se mentre sta per prendere la mira
la testa piegata verso l'alto mi guada implorante: "Vado?".
Ho richiuso il cassetto
Ho setacciato tutta la stanza in cerca di quello che avevo lasciato
Ho trovato tutto meccanicamente come se non avessi bisogno di ricordarne la posizione
Devo aver fatto un bel casino perchè mia madre è entrata
Giovane e bellissima
Rideva
Mi ha preso in giro
Una strana calma, una calma enorme
Non so cos'è
Ma non ho mai pianto tanto come al risveglio
Ho rifatto il percorso che mi portava dalla scuola alla casa dei miei
La prima volta dpo venticinque anni
C'è una sensazione che non ho mai più provato
Non abito più lì da sempre
Ho avuto una vita
Altrove
E' solo una stupida villetta con uno sputo di giardino, ma sarà la prima cosa che comprerò
Quando sarò ricco



Forse è per colpa di quella bambina che mi sono innamorata della "Recherche" di Proust la prima volta, che a scuola, tanto tempo fa ormai, il mio adoratissimo prof ne lesse uno stralcio in classe. Percepii un senso di magia e coinvolgimento.. come se le distanze tra me e Proust non esistessero per il semplice fatto che io riuscivo a comprendere nel profondo quelle stesse sensazioni.
Ed è per quello che appena è stato possibile, quel libro è arrivato, nella mia libreria, ed ora è lì in attesa che il mio umore lo scelga.. perchè tutto è particolare nella mia mente, c'è un tempo per ogni cosa, è il mio umore a scegliere i libri.. e il tempo della "Recherche" stà arrivando.
Nel frattempo, leggendo questo stralcio di capolavoro, rievoco quella mattina di qualche anno fa, quando per la prima volta, Proust entrò nella mia vita, per restarci. 
Non è il massimo come "versione", ma ne vale la pena.

"Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. 

Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita...non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. 
Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla? 

Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. E’ chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. E’ stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione ( e proprio ora ), per uno schiarimento decisivo. 
Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. 
Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più...ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi...
All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio."



Piccola perla: Stralcio letto con Debussy in sottofondo.  Buon ascolto a chi avrà la voglia di intraprendere questo "viaggio".




giovedì 7 luglio 2011

Daughter... of the sea


Chiodo fisso in questi giorni..sconfinato in un mare di dolcezza, che ora è lì, imprigionata. Infinita. Pura.
Vaga esplodendo e perdendosi in questi meravigliosi versi. Difficilmente, per me, può esserci qualcosa di più perfetto di questa poesia per descrivere, descrivermi, descriverci.

E' come essere in macchina, di ritorno da una passeggiata a mare e "beccare" in radio Wish you were here dei Pink Floyd, nella perfezione del momento.. e quegli occhi, immensi come il mare che si illuminano alle prime note.


L'uomo e il mare

Uomo libero, sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio: contempli l'anima tua
nell'infinito srotolarsi della tua onda,
e il tuo spirito è un abisso non meno amaro.

Ti diletti a tuffarti nel seno della tua immagine;
l'abbracci con gli occhi e con le braccia, e il tuo cuore
si distrae talvolta dal proprio battito
al fragor di quel lamento indomabile e selvaggio.

Entrambi siete tenebrosi e discreti:
uomo, nessuno ha sondato il fondo dei tuoi abissi;
mare, nessuno conosce le tue intime ricchezze:
tanto gelosamente serbate i vostri segreti!

E tuttavia da secoli innumerevoli
vi fate guerra senza pietà nè rimorsi,
tanto amate la strage e la morte,
o lottatori eterni, o fratelli inseparabili!


L'Homme et la mer

Homme libre, toujours tu chériras la mer!
La mer est ton miroir; tu contemples ton âme
Dans le déroulement infini de sa lame,
Et ton esprit n'est pas un gouffre moins amer.

Tu te plais à plonger au sein de ton image;
Tu l'embrasses des yeux et des bras, et ton coeur
Se distrait quelquefois de sa propre rumeur
Au bruit de cette plainte indomptable et sauvage.

Vous êtes tous les deux ténébreux et discrets:
Homme, nul n'a sondé le fond de tes abîmes;
Ô mer, nul ne connaît tes richesses intimes,
Tant vous êtes jaloux de garder vos secrets!

Et cependant voilà des siècles innombrables
Que vous vous combattez sans pitié ni remords,
Tellement vous aimez le carnage et la mort,
Ô lutteurs éternels, ô frères implacables!


 (I fiori del male XIV - Charles Baudelaire)


Ci sarebbero infiniti commenti da fare. Poemi.
Ma è tutto scritto stasera, nella perfezione delle stelle che sospinte dalla brezza, si specchiano nel mare.

sabato 25 giugno 2011

Mentre tutto scorre..


L'aria è deliziosa.
Piccoli sentori d'estate si perdono nell'aria.. Tutto sprigiona leggerezza.
Tutto scorre, più o meno lentamente, nella percezione che noi abbiamo in ogni istante.
Tutto scorre, anche nella "bolla", dove tutto si sussegue, dinnanzi ai miei occhi.. immagini veloci, fotogrammi irrilevanti.. niente di serio da catturare.. mentre il tempo fugge lontano.. a volte troppo distante.

Granelli di sabbia rincorrono la promessa del sogno, l'illusione della clessidra.
La sabbia sfugge.
I nostri occhi si perdono nel mare dell'apatia, troppo abituati a flash continui, privi di senso.. privi di bellezza.

C'è solo un posto dove vorrei essere in questo momento, lontana da tutto, in solitudine, a cercar di fissare un microscopico frammento di tempo e racchuderlo nell'eternità della memoria. Nel mio essere.
Vorrei esser in riva al mare, nella "mia" clessidra.. persa tra infiniti granelli di sabbia che mi ricordano del tempo..
Vorrei esser lì, a fissar le stelle.
A sentirmi ancor più insignificante, più piccola, microscopica.
Nel tempo.
Nello spazio.
Sospesa tra notte... e tempo, mentre la luna si perde nel mare facendo emergere quella patina di pensieri sommersi, socchiusi negli abissi.
Nei miei abissi.

Non vorrei esser in nessun altro posto ora, mentre tutto, fuori, scorre.



Stream of consciousness. Ascoltando e perdendomi nella meraviglia dei Sigur Rós e in Consequence dei  "The Notwist". E scrutando, con la lente d'ingrandimento in questi giorni, René Magritte. Tutto questo, è LOOP.


Legg upp í túr                                 Inizio un viaggio,
og tölti götuna                                vagando per le strade,
Sé ekki út                                       non trovo una via d'uscita,
og nota stjörnurnar                          così utilizzo le stelle. 




Fail with consequence,
lose with elequence
and smile.
I'm not in this movie,
I'm not in this song.



sabato 11 giugno 2011

I shut the world outside.


Ci sono poche, pochissime cose che in questi giorni catalizzano la mia attenzione.
La mia mente, il mio cervello ignorano tutto, sono in uno stato di apatia... apparente. Gli occhi catturano immagini, le orecchie suoni, ma senza alcuna rielaborazione celebrale degna di nota. I miei sensi provano indifferenza, insofferenza verso il mondo.. in apparenza.

"..Ogni alba avrà anche un po' di morte dentro sè.." 
(Afterhours - È la fine la più importante)

" ..People always leave.. "
(Peyton Sawyer - One Tree Hill [personaggio abbastanza simile a me]) 

Questo catalizza la mia attenzione da due giorni. Ed loop nella mia testa.
Forse non è un caso. In entrambe le frasi c'è un filo conduttore.
Rincorro immagini nella mia testa, frasi, scene.. Elaboro tutto meticolosamente, instancabilmente, mentre dall'esterno, pare ci sia solo calma in me.. Calma e apatia, mentre tutto all'interno è caos.

Le persone ci lasciano. 
A volte del tutto, a volte sono solo parti di loro a farlo, ma è inevitabile. Persino da noi stessi siamo lasciati.. a volte per istanti, a volte per giorni, a volte per anni.
Siamo come miriadi di schegge di vetro, messe insieme da fragilità.. forse è per quasto che anche un' alba avrà anche un po' di morte dentro sè. A volte, piccole schegge vengono raccolte da chi ci stà accanto, rimettendo quel piccolo frammento al suo posto.
People always leave …but sometime they came back.

Forse oggi ho solo ascoltato troppo Afterhours, Placebo e Jeff Buckley.
Forse mi sono solo imbattuta in qualche scheggia.
Forse ho soltanto chiuso il resto del mondo fuori, per cercare di capire il mio.

Ho bisogno di un placebo, un'esplosione caleidoscopica.. di ritrovare qualche frammento di creatività intriso di stimoli..
Probabilmente avevo solo bisogno di analizzare tutto questo, sotto forma di (apparenti) pensieri confusi per ritrovare qualche piccolo tassello smarrito.

Strano il caos (o il caso?), il battito d'ali della farfalla, era già da tempo, l'uragano della mia testa.