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venerdì 30 novembre 2012

Dancing in the dark..

 
Non so neanch'io come sono ricapitata qui. Né come sia possibile questo leggero pigiare sulla tastiera.. Eppure sta succedendo. E' come se le mie dita fossero tornate in vita dopo molto tempo. 

Le falangi pian piano hanno ripreso a muoversi, a dar corpo a pensieri.. Scricchiolando movimento dopo movimento, lentamente, delicatamente.. ma con decisione, forse con una forza nuova. Come l'immagine di un corpo che riprende vita in una cantina polverosa.. Dimenticato da tutto, tranne che da un piccolo raggio di luce che filtra oltre le pareti sconnesse di un edificio.
E' la stessa scena. 
Qui. 
Adesso. 
E' buio e riesco solo a vedere una piccola luce che filtra e le mie falangi che si muovono come se avessero vita propria, danzando su un valzer tutto loro.
La scintilla è tornata a vibrare, anche se per un solo attimo, nella penombra.

E' che oggi mi sono ritrovata a sognare, nonostante tutto. 
Mi sono ritrovata ad immaginare e ad aver voglia di creare, anche se solo quattro sempilci parole qui.
E' da giorni che le mie dita sono in fermento. Vorrebbero scrivere o disegnare o semlicemente strimpellare sulla chitarra.. 

Credo che tutto sia partito dalla voglia di dolcezza, di coccole, di riscoperta. Dalla voglia di "me".. Ed è così che mi sono ritrovata in un loop di live degli U2.. l'ultimo concerto visto, l'ultimo vortice, l'ultimo uragano di sentimenti forti, collegati a quella parte profonda di me che si aggrappa alla musica. 
Ogni cosa è culminata stasera in "It might get loud", nel sentire quei tre meravigliosi musicisti parlare con tanto amore verso quello "strumento", verso quella espressione si se stessi.. Vedere rabbia, passione, dedizione.. Non mi stancherei mai di ascoltare gente che ha QUELLA luce negli occhi.


E' questione di completezza credo. 
Pur essendo animi tormentati, con quello strumento si sentono completi. Isolati. Lontano da tutti alla completa ricerca di quel qualcosa, di quel pezzo mancante, di quella spiegazione, di quella parte di sé che riescono a spiegare solo attraverso la musica..  
Te ne accorgi quando li guardi.. quella particolare luce negli occhi, il sorriso che si irradia sui loro volti, la concentrazione che traspare dalle loro dita e da quel particolare modo di toccare, muovere la chitarra.. nel chiudere gli occhi dicendo addio a tutto, per tutta la durata di un riff..

Ed è nella penombra della stanza, in questo buio carezzevole, che cerco di capire quale si il mio di "strumento" per ritrovare la pace, quale sia il mio "riff".

A volte sono le parole, il più delle volte scritte da altri. 
A volte è quell'impulso di prendere una matita e lasciare che sia lei a fare il resto.. 
E spesso, ultimamente, penso (citando De André) che sarebbe bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra (per darmi quella pace). 
Ma so che questa è una mia mancanza.. Che la piccolina qui al mio fianco soffre di solitudine, forse, ancora per poco..

Ed è una meravigliosa coincidenza che io abbia visto proprio stasera It might get loud, proprio il "giorno" di George Harrison... 

Oggi mi va solo di sognare, anche se solo per stanotte. 
Mi va di sognare il Boss a Roma, Milano o Padova. 
Mi va di sognare out loud Dublino perchè ormai mi ritrovo spesso ad immaginare i suoi profumi, il tocco di quella pioggia sulla mia pelle.. L'influsso emotivo-creativo che quel posto avrebbe su di me.. Sulla mia "ricerca"..
Il tutto qui, stasera, in pieno Stream of consciousness "Joysiano"..

Stasera, solo per stasera I can dream, I can dream out loud while my guitar gently weeps..










 
Forse, solo per stasera mi sento serena. Serena per tutto quello che è scaturito dalla scintilla. E chiudo gli occhi, con quel sorriso infantile (o da ebete in base ai punti di vista) che ogni tanto fa capolino sulle mie labbra, nei miei occhi.

sabato 17 dicembre 2011

Dreaming with tears in my eyes



Puntuale, arriva la sera. 
Le tenebre tornano ad impossessarsi del tempo e tutto, lentamente, inizia a tacere. I minuti passano, formando le ore, mentre le voci sfumano.. le luci si spengono.. e il buio arriva.
Il figlio di Ipno e Notte, discende tra corpi i addormentati, assumendo sebianze diverse di corpo in corpo, di sogno in sogno.
Sogni differenti, spesso speranze, a volte illusioni, altre piccoli capolavori surrealisti dipinti dall'inconscio. O incubi.

C'è poi chi, con Morfeo ha sempre troppo poco a che fare e impara ad ascoltare i richiami della notte, divenuti (ormai), troppo malinconici e tristi. 
Il vento soffia inesorabile, creando in quelle menti, piccoli uragani di pensieri che mozzano il respiro. Nonostante ciò, il silenzio, all'esterno è assordante.
E' come se l'essere fosse scisso in due entità: una immobile al centro dell'uragano di pensieri che si fanno "lentamente analizzare"; l'altra è immobile accanto al letto che ascolta il silenzio, osserva il soffitto e le luci fuori dalla finestra, ascoltando il "ticchettio" del cuore che, quasi con affanno, rincorre l'uragano e si ferma con i pensieri.

Si potrebbe pensare che sia gente che ha perso la speranza nei sogni.. come un ex sognatore incallito che smette di addormentarsi per sognare e resta sveglio diventando incubo, spesso di se stesso. La lotta tra passato e presente, si fa serrata. 
I sogni, tentano di non annegare e ansimano cercando la riva.. rincorrendosi, mentre le loro onde, sempre più spesso, s'increspano e, infrangendosi dalla loro spuma, piccoli fantasmi si liberano ululando malignamente o singhiozzando tristemente.

L'incubo è sempre lì, ricorda e sussurra che il confine tra sogno e illusione è sottilissimo, la zona d'ombra è quasi impercettibile.. e si perde ogni speranza di distinguerla con chiarezza, di osservare quella linea netta di confine, che la gente che dorme e sogna riesce chiaramente a distinguere.

Sono le 3:00 del mattino e mi viene in mente una delle canzoni che mi ha accompagnato in questa giornata. La strofa che da oggi mi tormenta, non è un caso.

..Red lights, grey morning
You stumble out of a hole in the ground
A vampire or a victim
It depends on who's around..


..Three o'clock in the morning
It's quiet and there's no one around
Just the bang and the clatter
As an angel runs to ground..


La solitudine, si fa spazio tra le sensazioni, impadronendosi di tutto il resto, di tutte quelle che possono essere le speranze o semplicemente pensieri, sensazioni positive. Più ci si addentra nei meandri oscuri dell'animo, più quella sensazione cresce. 
E' come un demone che si nutre senza controllo della tua voglia di sognare. La voglia di scrivere passa, il desiderio di accarezzare e maledire sorridendo le dita impacciate sulla chitarra evapora, così come la felicità di pastrocchiare disegni "surrealistici" su un foglio viene cancellata da una "passata" d'apatia.. lasciandoti quasi sfinita.

Solo la musica e il viaggio in epoche passate attraverso la lettura riesce a salvarti, a farti incontrare altre anime sole, a volte disperate, che hanno "adottato" quel demone, trasformandolo in creatività.  
Sono come un caldo abbraccio sempre accogliente.. Un rifugio, in ogni tempesta. Ti sembra di conoscerle da sempre quelle anime, ed è come se qualcuno ti capisca profondamente e prima di te, abbia provato a trasmettere quelle sensazioni.
Dovrei solo fare anch'io tutto questo. Trasformare, ma non ne sono capace. Anche se forse basterebbe solo sperare, sognare.. cambiare.

E' come esser bloccata in un blocco di vetro, che ti contiene a malapena. Ci sei solo tu e la tua triste apatia. Mentre fuori tutto esplode. 
Piove e le gocce scorrono lungo il vetro. 
Solitarie. 
Alcune destinate ad incrociarsi, inglobarsi e scomparire, con l'ultimo tonfo, insieme. Altre si accumulano e si perdono. Altre restano sospese, come lacrime.

Una continua ricerca, una continua lotta contro i demoni, la solitudine. Come il mito platonico della mela, della metà perfetta. Del ritorno dell'individuo "originario", completo. Sogno o illusione? Secoli di riflessioni, constatazioni e smentite. Ognuno ha la sua risposta. A volte differente in base al periodo che vive.

Sono bloccata. Parafrasando i Cure e gli U2, "It's always the same, I'm running towards nothing" o "I'm running to stand still", mentre tutto intorno a me scorre. 
E' buio e sono qui, a guardare le luci. Scorgo Morfeo, ma lui, appena incorocia i suoi occhi con i miei, scappa. Non riesce a trasformarsi, ad assumere sembianze di sogno. 

L'uragano mi attende. Qualcosa, almeno stasera si è trasformato, un demone (che stasera ascolta particolarmente gli U2 e Pink Floyd) è divenuto "prosa". 
E' qualcosa almeno.. O è solo un illusione?

"Just the bang
and the clatter
As an angel 
hits the ground."

 



"Hey you,
Standing in the aisle,
With itchy feet and fading smile,
Can you feel me?"

".. But it was only fantasy.
The wall was too high, as you can see.
No matter how he tried, he could not break free.
And the worms ate into his brain.."






"There is no pain, you are receding
A distant ship smoke under the horizon
You are only coming through in waves
Your lips move but I can’t hear what you are saying
When I was a child
I caught a fleeting glimpse
Out of the corner of my eye
I turned to look but it was gone
I cannot put my finger on it now
The child is grown
The dream is gone
And I have become
Comfortably numb."

 

mercoledì 16 febbraio 2011

Oltremare


 "Mi rendevo conto che doveva essere parecchio stanco per aver guidato tanto. Forse, dopo tutti quegli anni a terra, era anche emozionato all'idea di posare di nuovo il suo piede da marinaio su una grande nave. E anch'io, non mi ero mai sentito così felice da molto, molto tempo."
(L'enigma del solitario - J. Gaarder)



Proust. A differenza sua però, io non ho ripescato un ricordo assaporando una madeleine, ma imbattendomi nel passo di un libro. E non era un ricordo, o meglio non proprio. Era un ricordo onirico, il sogno fatto stanotte.
Non lo ricordavo, per niente. Dopo la fine della frase, sono rimasta un attimo impietrita, piacevolmente. E tutto è apparso chiaro, come un lampo che attraversa il cielo, nel buio, illuminando tutto, per un attimo. Un'istantanea del sogno, un gioco tra luci ed ombre di sensazioni. Ed un mare di infinita dolcezza.

E' strano come tutto ora mi sia così nitido. Ricordo chiaramente il mare, limpido, cristallino, tutt'intorno a me. Piccole onde che accarezzavano dolcemente i miei piedi.. quasi come fossero parte integrante di quell'immensa distesa. Mi sentivo FELICE, in pace con me stessa. Un insieme di tutti gli elementi.. Perchè il mio posto era quello.
In quell'ondata di dolcezza c'era il mio DNA, che mi sorrideva raggiante.. felice di condividere quel momento, quell'amore infinito per il mare. Con le stessa intensità.

"Tutta colpa" di una chiamata, "dal tacco", lì dove Ionio e Adriatico sono solo nomi fittizi, perchè si coniungono.. sfiorandosi, compenetrandosi, annullandosi l'un l'altro, per essere solo un'unica immensa distesa azzurro-verde, dove lo sguardo si perde. 
E' l'incanto di una voce sussurrata, unita alla magia di quel luogo.. e quella buonanotte carezzevole che mi ha condotto lì, dove Afrodite prese forma.. tra una miriade di profumi, tattili ed errabondi. Tutti racchiusi sotto la parola perfezione. Che profumo ha la perfezione?

Per me, quel profumo, è racchiuso in una piccola boccettina di vetro. Ha il sentore della brezza marina, la consistenza della risacca, la fragranza calda del sole che si specchia nel mare, la delicatezza del vento.. l'aulenza della fusione di particelle di aria, acqua e materia durante il salto di un delfino, che libero si dipige tra cielo e mare;  la freschezza del tintinnio della pioggia che si perde nella marea.. e quel profumo, il più prezioso di tutti.. il delicato profumo del dopo barba di Hemingway. E tanti altri odori, infiniti, miei.

Ricordo solo questo. L'istantanea dei miei piedi del mare, i profumi, il mio sorriso raggiante che si rifletteva nei miei occhi, specchio del mare ed Hemingway, lì in cabina, con lo sguardo dell'infinito negli occhi. Come uno specchio in cui a volte mi rifletto, in cui a volte "mi trovo".

Chiudendo gli occhi, per un attimo, con queste melodie di Einaudi (Le onde e Oltremare), mi sento esattamente in quell'istante, in quell'istantanea onirica. Mentre due occhi sorridenti sono stampati nella mia mente. 
Posso provare a (ri)catturare le sensazioni del sogno. Forse mi lascio condizionare dai titoli, che mi riportano già lì, nella culla di Afrodite.. mentre la mia mente, viene accarezzata, trasportata.. in se stessa. Lontano.

So di averla già proposta Le Onde, ma ora, non posso fare a meno di ascoltarla. So di aver proposto di nuovo quest argomento, ma fa parte di me.


Visto che siamo in tema, mi piacerebbe consigliare qualche CD da ascoltare, "lascio" quelli che mi hanno tenuto compagnia in questa giornata:
  • Le Onde - Ludovico Einaudi
  • It's not how far you fall it's the way you land - The Soulsavers (with Mark Lanegan)
  • Disperati Intelletuali Ubriaconi - Bobo Rondelli & Stefano Bollani
  • Blue Train - John Coltrain.

Qualcuna mi ha detto oggi, "Non leggere quelle cose, che poi ti fanno "male".." :)

lunedì 7 febbraio 2011

A secret place..



Sono al buio della mia stanza, con la solita finestra che si affaccia su giochi di ombre, luci e mondi antichi. 
C'è quiete in giro, tra luci e ombre, tutto sembra impallidire, perchè a dominare nella notte, questa sera sono una miriade di stelle disperse nel manto blu.
C'era qualcosa che mancava ai miei occhi ultimamente: la mia casa, il mare. Il momento è stato perfetto. 
Piccole sfumature blu si perdevano nel nero della notte, sino ad arrivare al limite della congiunzione tra cielo e mare. 
I miei occhi si perdevano in quei colori, tra i suoni.. vagavo tra il blu del cielo pennellato di stelle e i sospiri del mare..
E' una notte serena, chiara per esplorare.. Vorrei solcare il mare con te stanotte sospinta dai sospiri del mare e guidata dal bagliore delle stelle, accarezzando l'orizzonte che fugge scherzoso allo sguardo.. 
Ci ho provato, ancora una volta a convincerti, per cercar di dar sostanza ad un sogno. 
Tutto prende forma attraverso i tuoi occhi e le tue parole invece, mentre il mare, acora una volta ti accompagnerà e ricolmerà i tuoi occhi. In quelle sfumature cristalline, sono persi i miei occhi, ti tengon compagnia.
Mi sono imposta di aspettarti per darti un bacino e ora che l'ho fatto, con tutta la dolcezza ti auguro buon lavoro, mentre io ora, mi lascio condurre da Morfeo in a secret place, anche se solo per pochissime ore.





giovedì 27 gennaio 2011

..I am the passenger, and I ride, and I ride..



Controllo la valigia per l'ultima volta. Oltre "vestiti e co", controllo che vi sia l'essenziale: Netbook, i-pod, libri, block notes, penne e macchina fotografica. Credo ci sia tutto.
Carico il fagotto di roba sul portapacchi e lo zanio con "l'essenziale" in spalla e finalmente salgo a bordo della mia Road King. 

Il mio viaggio in moto, parte appena fuori dall'aereoporto di Tokyo dove ho noleggiato la mia compagna di viaggio. Certo, qui in Giappone, scegliere quella moto può sembrare un affronto o un controsenso, ma è un tentativo, mio se volete, di sentirmi ancor di più "cittadina del mondo". Una europea a bordo di un'americana in Giappone.. E' una sorta di abbraccio per me stessa.

Non ho una meta ben precisa, lascio che sia la moto a guidare. Il mio istinto, di tanto in tanto, premerà sul freno, per fermare qualche immagine, che sia a parole o attraverso un "click", quello dipende solo dalla poesia del soggetto. Dalla sua "natura".
Mi fermo qua e là, per dipingere attraverso uno scatto, espressioni particolari di visi sconosciuti, ma cordiali, e sfumature di colori che si perdono nel cielo, sin ora sconosciute.. Poi, ad un tratto, la sosta si prolunga più del previsto.

I giardini di Kyoto. Sono affascinata. 
Scelgo un angolino, isolato dal resto del mondo. Ed è lì che trovo la porta per il mio. Prendo il blocco note. Istantaneamente, fluidi di pensieri sembrano fluire leggeri attraverso la mia mano, riversandosi su quei fogli ancora vergini.
Cambio prospettiva.
Scatto da ogni angolatura. Cerco di cogliere ogni particolare di quell'incanto. Di trascrivere, attraverso gli scatti, tutta la poesia che emana quel posto ed ogni singolo elemento.. 

Decido di rimettermi in sella, la sensazione di liberà e totalità è immensa. Mi sento parte integrante "del tutto", come se ogni molecola del mio corpo, avesse il suo posto nel mondo, compreso il suo posto qui.
Persa tra questi pensieri arrivo a Gion. Zona per certi versi surrealistica, quasi persa nel tempo.. Ci sono ancora ochaya, okiya.. e geishe dal caratteristico volto bianco che indossano splendidi kimono, vere opere d'arte. 
Sembra tutto così surrealistico, eppure, dall'occhiata curiosa e profonda che mi lancia una giovane maiko "leggo" che anche per lei è così. Devo sembrarle un personaggio uscito da qualche film di fantascienza.
Guardando quelle donne, sembra di essere quasi fuori posto nel mondo.. la loro camminata sembra quasi il fluttuare leggero di una voglia trasportata dalla brezza marina, i loro movimenti così aggrazziati da ricordare la delicatezza del volo di una farfalla.. non per nulla il termine geisha significa persona d'arte. Ora comprendo pienamente il perchè.

Cerco di restare a discreto contatto con loro, quasi a voler catturare qualche segreto celato in gesti aggraziati. Nulla sembra esser fuori posto o casuale, dalla postura, allo sguardo.. Tutto è perfettamente calcolato per "l'intrattenimento" dell'ospite. Grazia, eleganza. Nessuna traccia di volgarità. 
Mondo antico.
Come un manoscritto ingiallito dal tempo.

Di colpo mi accorgo di essere soltanto tra le mura della mia stanza, sognando un posto in cui sono stata soltanto "attraverso" i libri.. tutto, mentre Tom Waits & Nick Cave continuano a cullare i miei pensieri intonando una splendida versione di What a wonderful world. 
Devo dare la colpa al libro (memorie di una geisha ovviamente), al film I diari della motocicletta, a quel "tocco giapponese" che ha colorato la mia stanza ultimamente e ovviamente a me stessa..


martedì 4 gennaio 2011

..Interiors..



Si dice che il nuovo anno porti con se nuove speranze, propositi.. Per quanto possa esserne colma, c'è tutto quello che non dipende da me.

Il nuovo anno, porta con se, la speranza di un cambiamento, o almeno dovrebbe portarne illusoria speranza.
Invece, niente è cambiato. Tutto è immutato. Le preoccupazioni sono sempre le stesse e se ne aggiungono sempre di nuove.

Corro, corro. Contro vento.
Le possibilità sono due: o il vento vince e ti trascina via con se, oppure sei più forte, caparbia e cerchi di avanzare, un passettino alla volta, lottando a denti stretti.

Poi, chiudo gli occhi. C'è la mia musica: respiro. Mi ritrovo seduta, ad ammirare l'Oceano, accarezzata da una lieve pioggerellina.. eccolo lì, il mio sogno. Non può sempre essere catturato da incubi. Ci sarà una possibilità anche per lui. Anche per me.

"Dicono che se osservi le stelle abbastanza a lungo, tutti i tuoi problemi sembreranno così insignificanti da scomparire.."


mercoledì 15 dicembre 2010

High hopes



Ci ragiono oggi, a mente più lucida e fredda.
Sono tornata a casa ieri pomeriggio distrutta, sia fisicamente che moralmente. Qualcosa pare si sia spezzato nei miei sogni, o almeno sfilacciato, ridotto ad un filo sottilissimo.. Forse sono semplicemente delusa, da qualcosa che già mi aspettavo, ci aspettavamo. Ma è sempre la speranza che ci fotte.

Quando è arrivata la notizia (della mancata sfiducia al governo) in tempo reale (e direttamente nel mio lobo temporale) la delusione è stata grande. E' durata qualche secondo, per dar spazio allo sdegno generale.. e i "VERGOGNA, VERGOGNA", venivano urlati dal profondo del cuore di una generazione defraudata, ora nuda. Nuda di sogni.

Mentre la notizia violentava il mio cervello, è accaduto qualcosa di magico. Per un minuto, qualche fiocco di neve e sceso a farci compagnia.. Abbiamo iniziato a chiacchierare, a trasformare quasi, ogni piccolo batuffolo di neve, in una nuova idea, proposta, iniziativa.

Non siamo stati fermati dal gelo, non a Bari e non in Italia, si è deciso di continuare. L'urlo continuerà a farsi sentire. Sperando che non sia l'ultimo urlo, quello straziante, quello della fine.

Della manifestazione pacifica (quello che alcune persone hanno scatenato a Roma, non ha nulla a che vedere con i veri manifestanti, black bloc o inflltrati che siano -ma questa è un'altra storia-) in se, non mi va tanto di parlare, è stata una manifestazione, con studenti di ogni età, con polizia ovunque, anche tra le nubi, gelide. Il resto, è commentato ovunque.

A me va ora, quel racconto poco descrittivo e obiettivo. A me va ora il racconto dell'esperienza.
C'è stato qualcosa di fortemente empatico ieri. In quel secondo, tra la notizia e la neve, c'è stato qualche attimo sospeso, fermo, dove un unico respiro era percepibile, un'unica emozione.

C'è chi con la Digos ci ha parlato, pacificamente, pur non condividendo idee comuni, chi scattava foto (tra cui un "sosia" di Mick Jagger!), chi noleggiando un furgoncino, ci ha scortati a ritmo di musica. Poi,  ad un certo punto, di punto in bianco un'assemblea lampo. Idee, mini dibattiti, tante battute e risate, nonostante tutto.

L'Italia fa schifo, i politici si prostituiscono per un pugno di voti e milioni di euro, escort e coca. Poi, c'è quell'Italia, che nonostante cada sempre, nonostante sia schifata, uccisa nell'orgoglio, nelle speranze e nei sogni, cerca sempre di lottare, di resistere.
Quell'Italia che cerca di riprendersi almeno un millesimo, di quel futuro, di quei sogni, che sono continuamente venduti e svenduti.

"..There was a ragged band that followed in our footsteps
Running before time took our dreams away
Leaving the myriad small creatures trying to tie us to the ground
To a life consumed by slow decay.."

Patti Smith ci ricorda che The people have the power il che sarebbe verissimo, ed è vero se penso a quello che è successo ultimamente e soprattutto ieri, ma c'è una bella fetta di gente apatica, atrofizzata, talmente abituata allo schifo, che non riesce più a sdegnarsi e lascia correre, sembra gente senza sogni. Una marea di zombi guidati dal dio denaro.. E più che i politici, forse sono più loro ad uccidere le idee, i pensieri, IL pensiero. Quel qualcosa che fa scattare le sinapsi e mettere in moto il cervello. Da qualche anno a questa parte, sembra sempre tutto più spento. 

A volte mi chiedo se posso ancora continuare a danzare tra i miei sogni. 
Cerco di essere positiva, e richiamo la poetessa. Un piccolo post-it. E vado all'assemblea.

"..LISTEN
I believe everything we dream
can come to pass through our union
we can turn the world around
we can turn the earth's revolution
we have the power
People have the power ...
"

venerdì 3 dicembre 2010

Ascolta la neve..



Ieri sera, ho raccolto un fiocco di neve e mi ci sono specchiata, persa.

In una parte, ho notato qualcosa.
Cosa può essere nascosto in un fiocco di neve? Ciascuno di noi forse, vede qualcosa di diverso. Forse no. 
Oppure alcuni parti di quel microscopico e soffice mondo, sono simili, per alcune persone. Altre sono più nascoste dalla luce, meno evidenti, più intime..

Oggi, quello che vedo, è un speranza. Per qualcuno.
La speranza che tu sia "protagonista" della tua vita. Sempre. Che non possa perderti mai nell'oblio dell'ovvietà. 

Io, comunque, sarò qui a "rompere" e far in modo che ciò non accada.
Che quella parte del fiocco, non si sciolga mai. Che sia sempre intatta, pura, luminosa..