mercoledì 30 marzo 2011

Friend will be friend (?)


Tredici minuti ed una manciata di secondi.
Tanto è durata oggi la passeggiata a spasso tra i ricordi sull'onda del suono di una voce, che mi trascinava tra dolci ricordi e profumi di sogni sospesi, leggeri.. come solo i 18 anni possono esserlo..

E ci si trova a pensare, a progettare sempre con la stessa leggerezza sognante.. come solo anime da bambini sanno fare, con la stessa spensieratezza, la stessa allegria di allora.. anche se "persi" nella consapevolezza che forse, il nostro tempo è finito, che l'età adulta ci cattura, mentre la nostra "piccolezza" è sempre lì.. sospesa

Quando una telefonata, può lasciarti un sorriso strano, un misto tra il sorriso di una bambina che stà per scartare un regalo.. e quello di una donna che ritrova gli oggetti più preziosi della sua infanzia e della sua adolescenza in uno scatolone dimenticato in soffitta.

venerdì 25 marzo 2011

L'altrove

Nel tardo pomeriggio Canzoni dell'appartamento, in stanza, mi fa compagnia.
In particolare questa canzone è in loop nella mia testa.




..lascio che le cose
mi portino altrove
non importa dove..


.. l'importante è che sia...  Altrove.


lunedì 21 marzo 2011

Les Enfants



Giorno dopo giorno, mi accorgo di vivere in un contesto (mentale) surreale. A tratti fantastico, fiabesco, onirico. Wonderland.

Ed è arrivato questo testo, in questi giorni, scritto su La Valse d'Amélie di Yann Tiersen. 
Delicato.
Sognante.
Adatto ad una mangiatrice di stelle.

Quand Amélie rêve

Je sème des grains de bonheur
Un peu partout autour de moi.
Je suis un zorro moissonneur
De champs d'espoirs, d'amour, de joies.
 

Refrain

Moi, c'est lorsque le jour se lève
Que je m'abandonne à mes rêves

Simplement tomber dans les bras
D'un séduisant Prince Charmant.
Mais qui est-ce qui pourra
Être amoureux d'une enfant ?


Je mets du bleu dans le ciel gris
De la vie de ceux qui m'entourent :
Les malheureux et les aigris,
Ceux qui ne croient plus en l'amour.


Au Refrain
Puis

Mais qui est-ce qui voudra
Être amoureux d'une enfant ?
Quel est celui qui saura
Être amoureux d'une enfant ?


Texte écrit le 11/05/2007
Frédéric NYEL © (alias FredOueb)


Devo dire che la Francia la stò riscoprendo. Dolcemente. Dal Piccolo Principe che mi ha lasciata senza fiato, al regista Jean-Pierre Jeunet, in assoluto, ormai tra i miei preferiti.. io che di "preferiti in assoluto", non amo parlare.. ma per lui, il discorso è diverso, perchè nei suoi personaggi, mi sento troppo "rappresentata", soprattutto da Amélie.

Ieri sera, mi ha stupita nuovamente. L'esplosivo piano di Basil è, nei protagonisti, quel mix di dolcezza, purezza, genialità, stravaganza, senso artistico e bohémien. Una favola vissuta in un contesto reale.. dove sono la fantasia e il caso a farla da padrone.

Una dose di buon umore, incanto e dolcezza a cui è difficile (sopratutto per me, troppo "rappresentata") restare indifferenti.

I suoi film mi ricordano la delicatezza del Piccolo Principe.. per me, è tutto collegato..
Trovo questo passo, la chiave di lettura giusta, per i film di Jeunet:

"..Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava.  
Ma mi risposero: “ Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” . 
Il mio disegno non era il disegno di un cappello.  Era il disegno di un boa che digeriva un elefante.  
Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. 
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.
[...]
I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.."

C'è sempre quel piccolo segreto della volpe addomesticata, troppo spesso dimenticato, forse perchè così semplice, disarmante..

"Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."

mercoledì 16 marzo 2011

Via con me.


Ci sono pochi momenti, culturalmente parlando, che restano scolpiti nella memoria, nella mia memoria. Sarà che vivo di disincanto la realtà e di sogni in Wonderland. Uno strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde rivisitato e vissuto tra due mondi.
Dicevo, ci sono pochi momenti di stupore e meraviglia verso il genere umano e pochi momenti di curiosità culturale.. fino all'altra sera. Fino all'incontro con Saviano.
Premesso che non lo considero il più grande scrittore vivente e/o un dententore di verità assolute e a volte non condivido questa "pubblicità", ma credo sia davvero un GRANDE UOMO. 

E' stata una sorpresa per me, "scoprire" dell'incontro alla Feltrinelli, la mattina dell'evento, come sempre, la mia testa è tra le nuvole.. mi era sfuggito. 
Stasera c'è Saviano alla Feltrinelli mi è stato detto. Incredibile (parola-concetto che si è materializzato nella mia testa). La curiosità è davvero tanta e decidiamo di piazzarci lì, dalle 18, senza tener conto che non tutti sono come me, che in genere, alla gente, le notizie non sfuggono.
Difatti, alle 18.30 c'era già una fila consistente, un maxi schermo all'esterno per chi (fortunatamente la serata permetteva) restava fuori ad ascoltare l'evento. Siamo nei 400 ad entrare.. detto così, può indurre chi legge, a pensare a selezioni nel senso darwiniano, ma "rovesciato".. selezioni per celebrolesi, visto che oggi ce ne sono a bizzeffe.

Dopo vari sfrattoni assurdi, a mo' di concerto rock, siamo riuscite ad entrare. Profumo di libri, sentore di CD. Posto ideale. Nell'attesa, di sottofondo c'è Via con me di Paolo Conte, nella mia mente, echeggiano al solito le parole "Good luck my baby".. mi perdo sino al suo arrivo.
Bassa come sono, non lo vedo, ma quando inizia a parlare (dopo l'ovazione), la sua voce mi culla, le sue parole sono una ventata di freschezza e amarezza.

Parla del potere (immenso) della parola, l'arma più pericolosa al mondo. Mette in moto i cervelli, induce la gente a ragionare e pensare con la propria testa, a sviluppare un senso critico.
Si sofferma sulle "vittime della parola" da Falcone ad Impastato e spende qualche parola, con occhi vibranti, su Anna Akhmatova. Ciascuno di loro, ha dovuto subire scherni, derisioni da parte di quella che lui chiama macchina del fango. Screditare la gente, con l'uso di verosimiglianze.

La cosa triste, è che la gente ci "casca" e viene travolta, inglobata, soffocata dal fango.  

Vittime della parola. 
Lui lo è. 
Trovarsi a 30 anni a vivere sotto scorta, è un inferno. E non c'era bisogno delle sue parole per capirlo. Di quella sottile tristezza, mista a consapevolezza e determinazione, che trapela dalla sua voce.

Più che di ascoltare le sue parole, avevo il desiderio di guardarlo negli occhi, anche per un solo istante. Sono stata accontentata. Non mi sbagliavo. Per quanto ci siano cose non condivisibili appieno (del resto, chi è che condividiamo ciecamente?) quegli occhi "san di buono". Questo mi conforta. Questa era la conferma che cercavo. 

Sentirlo parlare, è un fascino per la mente. Quando poi, ha parlato dei libri, è stato come trovarlo sulla mia stessa lunghezza d'onda, troppo spesso deserta.

Persona di cultura, intellettuale, di cui dovremmo andar fieri, visto che l'imbecillità dilaga. 

Ho avuto la meravigliosa sensazione di esser "fuori dal mondo", in un posto che mi appartiene totalmente.
Parlarne a mente fredda, è meno empatico.


Una nota positiva, devo assegnarla anche a Vendola, che al suo arrivo, composto di è messo a sedere e ascoltare. Nonostante l'ovazione della folla, non ha rubato la parola a Roberto, non ha sofferto di "manie di protagonismo", come spesso accade ad altri.

La serata è stata davvero magica. Un autostrada interminabile di riflessioni e qualche speranza "on the road", una su tutte: il cambiamento.

Elenco dei dieci motivi per cui era contento di essere in Puglia:
  1. perché in Puglia ci sono i taralli e soprattutto le briciole alla fine del pasto.
  2. perché andare a sentire Puccini al Petruzzelli di Bari ti fa capire che nessun fuoco uccide l’arte.
  3. perché qui ci sono le ragazze che ballano la pizzica anche se non sanno cos’è.
  4. perché in Puglia è nato Carmelo Bene.
  5. perché quando arriva una nave con 20mila stranieri come 20 anni fa la Puglia non ha paura ma accoglie.
  6. perché qui per due volte sono stato accolto da un mio carissimo amico, Mario Desiati, e sono stato accolto benissimo.
  7. perché il Bari ha fermato il Milan.
  8. perché ho mangiato una teglia di orecchiette in spiaggia a Polignano.
  9. perché il vento e il sole pugliese possono tenere la regione lontano dal nucleare.
  10. perché il 29 marzo 2010, era lunedì sera, volevo essere pugliese anch’io.  




Ha compreso appieno lo "spirito" reale di questa terra meravigliosa.. "Spirito", che troppo spesso vada alla ricerca della sua identità, troppo spesso maltrattata dai suoi stessi cittadini.

Good luck, my baby.
 





mercoledì 9 marzo 2011

..il cielo in una stanza.



Gran parte della gente e lì fuori, a festeggiare, fal baldoria, impersonando soggetti famosi ai più. Spesso sono personaggi in voga.
Ma quanto, le caratteristiche dei soggetti che impersonano per una sera o poco più, riflettono aspetti del loro carattere o caratteristiche che realmente li affascinano? O quanto "studio" c'è in quel personaggio?
Perchè proprio quella scelta?
Mi domando, quanto, la scelta sia casuale o dovuta a circostanze particolari.
Ma credo di esser io quella a farsi troppi problemi. In discoteta, o in qualsiasi altra festa, a chi vuoi che importi chi sei in quel momento e perchè lo sei? Sono le urla, la musica (tunz tunz), i fiumi d'acol e l'aumentata eccentricità-eccitazione di indossare i panni di personaggi "fighi" a farla da padrone.. tutto il resto, è noia. Pura noia.
Sarà per questo, che la festa di carnevale l'ho sempre odiata. Perchè è soltanto l'occasione in più per far "casino" e basta. Senza che ci sia un microscopico perchè, nascosto... per ogni soggetto.
L'atteggiamento è: Stasera è carnevale, si esce, ci vestiamo da questo o quello famosi e andiamo a ballare. E' l'atteggiamento dei più, del 90% della popolazione, soprattutto giovanile o giovane che sia.

In Wonderland, (è così che mi va di chiamare il mondo dove abito, nella mia testa) la festa di carnevale (o mascherata a tema che sia), sarebbe "studiata".
Selezionerei personaggi che più o meno rispecchiano parti del mio carattere, o che ammiro.. qualcosa che mi rappresenti, anche in una sola, pallida sfumatura.
La festa, sarebbe con poche persone, perchè odio il caos, mi basta quello della mia testa.. e ci sarebbe tanta buona musica selezionata.. qualcosa di particolare, insolito forse. Dove tutti si "smascherano" spiegando il vero perchè della scelta.. un parlare, anche se lontanamente, di se stessi.. Sarebbe una festa, a tratti, teatrale.
Ci penso a quei personaggi. Ai "miei" personaggi, mi aiuta a riscoprirli e riscoprirmi.

Uno dei personaggi, che mi rappresentano, avevo voglia di rivederlo. Rivederla, visto che è una donna: Amelie. Mi sarebbe piaciuto rivederla, in madrelingua.. Non so nemmeno io, precisamente il perchè. Lo so invece.. e sono tanti.
Invece ho scelto di restarmene qui, a riflettere sul silenzio e nel silenzio. 

Mi ritrovo spesso a fissare la finestra. 
Mi ritrovo continuamente a sperare nella neve. A cercare la neve, a cercare quel contatto visivo e olfattivo. Quella magia dei sensi, travolgente. Quella leggerezza, quella delicatezza fluttuante, delicata.
Mi ritrovo a sperare nella docezza, nell'impatto con il mio universo riflesso, che leggero e silenzioso fluttua nell'aria.

Mi ritrovo a sperare in una neve che non verrà. Ma intanto, i miei occhi, anche per questa sera, non riescono a smettere di guardare fuori..

E mi ritrovo il cielo in un stanza. Nella mia stanza, in my place

..In my place, in my place,
Were lines that I couldn't change..


Bonne nuit, a TOI.

..Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ulitmo grido.
Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.
.
[Neruda - Giochi ogni giorno]


venerdì 4 marzo 2011

A rush of blood to the head

"We're born alone, we live alone, we die alone. 
Only through our love and friendship can we create the illusion for the moment that we're not alone."

Solo IL PENSIERO dell'amore e dell'amicizia, possono creare l'ILLUSIONE momentanea di non essere soli.
Cosa sono alla fine questi due "concetti", se non pensieri, idealizzazioni, su cui in genere basiamo la nostra vita? Quello che ci frega, come sempre, sono le emozioni.. Fragili, come un fiore esposto ad un uragano.. 
Quando quel pensiero, quella bolla di illusioni esplode, restiamo soltanto noi, il nostro essere. Soli.

A me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all'altra finché non precipito.
Puff. 
Svanisce l'incanto.

"..Come on, oh my star is fading
And I see no chance of release
And I know I'm dead on the surface
But I am screaming underneath
.."

E riprendi, sempre, in ogni caso, perchè.. C'è sempre qualcosa di più, un po' più in là... non finisce mai.