lunedì 28 febbraio 2011

Le labbra del tempo

 
Sono stati giorni strani. Giorni di pensieri, studio, letture, musica e film.
Ma anche giorni di chiacchierate e passeggiate. Giorni un po' vissuti, un po' dimenticati.
Giorni.

Dopo aver finito di leggere L'enigma del solitario di Gaarder, come al solito, mi sono messa dinnanzi alla libreria (formato ridotto) che ho qui a casa "mia".. e come al solito, ho lasciato scegliere all'istinto il libro da leggere. La scelta è ricaduta su Apologia di Socrate di Platone.
Credevo dovesse esser una lettura pesante. L'ho affrontata con un po' di diffidenza.. invece, tutto è volato via liscio.. come pagine sfiorate dal vento. Piacevole brezza, che ti trascina nei meandri del tempo e del Pensiero.

Platone ha (de)scritto, il processo di Socrate, condannato a morte e accusato di "corrompere i giovani insegnando dottrine che mirano al disordine sociale" e di "non credere negli Dei della città, di tentare di introdurne di nuovi, e quindi di contestare che le leggi siano di natura sacra".
Le pagine scorrono veloci, tra le parole di Socrate che prima si difende snocciolando, analizzando quasi matematicamente le accuse.. riducendoli a cumuli di polvere.
Neache la sua abilità basta, per un pugno di voti viene condannato a morte. Accetta, senza neanche tentare di fuggire o sfuggire alla morte, le possibilità le aveva. 
Il culmine, a mio avviso, viene raggiunto quando Socrate parla della morte. Sonno eterno o dialogo nel tempo infinito con i grandi del passato? In ogni caso, la morte, per Socrate è un bene.. non un male.
Le ultime parole, sono per i giudici:

"..Tuttavia essi mi hanno condannato e mi hanno accusato con un diverso intendimento, credendo di farmi danno e ciò fa ricadere su di loro un giusto rimprovero. Ciò nonostante, di questo li prego: uomini, punite i miei figli quando avranno raggiunto la pubertà, molestandoli allo stesso modo in cui io molestavo voi, se vi sembrerà che si curino della ricchezza o di qualsiasi altra cosa prima della virtù, e se essi dovessero sembrare a se stessi di un qualche valore senza valere nulla, rimproverateli come io ho rimproverato voi, perchè non si applicano a cose di cui vale la pena, e credono di contare qualcosa mentre non contano nulla. Se farete questo, avremo avuto giustizia da voi, io e i miei figli.
Ma ormai è ora di andare: per me alla morte, per voi alla vita. Chi poi di noi si incammini verso la meta migliore, è ignoto a tutti, tranne che al dio."

Pensiero più che mai attuale. Mi sento figlia di Socrate, figlia di un pensiero che vaga.. ma che poche volte è "molestato", nel senso socratico del termine. E' un pensiero molestato sì, ma dal vuoto che vaga tra molte menti, che credono di sapere, senza effettivamente esser in grado di articolarlo un concetto della mente.. ma a cosa si è ridotto il pensiero? 
Su cosa si dibatte? Poco sull'essenza, molto sul futile.. capelli, vincitori di reality, link di facebook.. tutto, fuorchè sia nulla cosmico. L'eterno dilemma di Amleto: Essere o non essere? Solo, che a volte, non siamo più noi a scegliere, ma qualche "Trouman Show" che manovra, modella il nostro pensiero fino a plasmarlo come Dio-Società comanda.
Poi, piccole particelle vagati, s'incontrano, scontrano. A volte per un attimo, a volte per anni. 
Ma comunque s'incontrano. Si scontrano. Poi, troppo spesso, si perdono.
Forse, semplicemente non siamo più in grado di dialogare, di dibattere, di scontrarci tra tesi ed antitesi diverse.. si fa esattamente l'opposto di quel che chiedeva Socrate, si tende a ridicolizzare "la virtù", non stimolando più il pensiero.. ma standardizzandolo, perdendo così, la capacità di parlare, di stare tra simili. Tutti uguali, tutti amici.. Tutti soli. (?)

Quando Socrate, dialogando, ha "relazionato" sulla religione è stato strano notare (ancora una volta), quanto le religiorni, si somiglino tutte.. dalla notte dei tempi. Tratti comuni, che il dio sia uno o tanti, poco importa.. Le loro storie s'intrecciano sfilacciandosi nel tempo, in direzioni diverse.
Un libro da leggere.. stimolante per la virtù, per quella ricchezza ormai dimenticata.. assopita.


Pensieri. 
Vortici in questi giorni. Impulsi che scorrono veloci dagli occhi alla mente.. Nella foga del trasporto, razionale ed emotivo.
Dagli occhi alla mente, sono passati in questa settimana due film: I colori dell'anima - Modigliani e notte prima degli esami oggi.

La curiosità legata al primo film era latente da diversi anni, quando qualcuno (non ricordo chi) me lo consigliò.. e quando per caso, vagando su internet m'imbattei in una frase del film, che da quel giorno non ho più dimenticato: Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi.
La mia conoscenza di Modigliana era scarsamente scolastica, conoscevo ben poco.. sono andata ad approfondire. L'impatto tra la frase, il film e il VERO artista è devastante. Un turbine di sensazioni, difficilmente descrivibili.
Un film che lascia l'amaro in bocca, ma che travolge per stupore e meraviglia. Nostalgia di artisti passati, travolgenti, impregnati di vita, travolti dall'antica rivalità tra Eros e Thanatos.





 Modì e il suo Amore quasi brutale, per la sua unica vera musa, nonchè compagna Jeanne Hébuterne, artista anch'ella.
I colori dell'anima. Anima che traspare dagl'occhi, "libro" da leggere con attenzione tutto d'un fiato, nel quale perdersi attraverso due iridi: il libro dell'anima.
I suoi occhi, nelle opere di Modì, sembrano parlare.. anno dopo anno, ritratto dopo ritratto. Acquistano un'intensità, una bellezza ed una dolcezza inauditi. Gli anni non sembrano esser passati, quelle iridi sono rimaste intatte.. La loro "purezza" inalterata. 
Guardandoli par di cogliere il mondo attraverso gli occhi sia dell'artista che della musa. Una fusione di prospettive e linguaggi.
Un'esplosione per chi osserva. Il resto (la tecnica, i colori).. è tutto il mondo interiore di Modì. Un viaggio nella sua anima, nella sua irrequietezza, nel suo essere.. Che a tratti, molto spesso, si fonde col tuo.
E' un "viaggio" da intraprendere.



Il secondo film, notte prima degli esami oggi, è stato per uno sbaglio. Volevo vedere memorie di una geisha, ma il film in mio possesso era sbagliato, così, ho optato per un'ondata di leggerezza.. a spasso tra i ricordi.
Non è un gran film, per niente. Quello che lo salva, nel mio caso, sono i riferimenti con la mia storia. L'estate del 2006, le serate mondiali.. la leggerezza dei 18 anni, quando sono solo i sogni a dominare, anche quelli più assurdi.. e ti senti leggero, nonostante le tante paure, le tante insicurezze. 
Sono attimi che volano leggeri e che eterni si ripresentano ciclicamente e nostalgicamente alla memoria. Ma è troppo tardi per parlarne e le cose da dire sarebbero troppe e la stanchezza incombe.. inoltre, oggi, c'è un po' d'amarezza nei miei occhi.. per qualcosa che forse è "destinato a perdersi", come noi tre (I. & P.). 
"Sarà un bel souvenir, sarà lo specchio di riflessi chiari e riflessi scuri." Anche se è dura ammetterlo.


Sono stati giorni un po' vissuti, un po' dimenticati....

martedì 22 febbraio 2011

Shadows in the rain



I vetri della finestra erano coperti di vapore acqueo.
Piccole goccioline di pioggia, dall'esterno, si rincorrevano lungo le imposte, disegnando percorsi imprevedibili, lontano dalle strade del tempo, scandite dal ticchettio della pioggia, lieve, malinconico.
Qualcosa si mosse in lontananza.. E fu allora che lo sguardo cercò oltre.

Al di là del mio riparo, una figura femminile, si muoveva fluida nella pioggia. I suoi occhi apparivano incerti, come persi in una ricerca, quasi come se quella parte di lei, così profonda, stesse rincorrendo se stessa ed i suoi pensieri chissà dove. Se ne stava semplicemente lì, ad osservare quella panchina dispersa nel parco, come un piccolo angolo di mondo, di un mondo lontano.

Dall'altro lato della strada, un altro sguardo era fisso sul fantasma della pioggia, proveniva da un'altra casa, poco lontana da quel mondo. Un ragazzo era intento ad osservare quella creatura solitaria. I suoi occhi erano così distanti, che sembravano puntare altrove.
Chissà se realmente entrambi stavamo osservando quell'ombra silenziosa.. o se era soltanto tutto frutto della mia fantasia, mentre lo sconosciuto, guardava semplicemente fuori, distrattamente.
Chissà se c'era realmente qualcuno, che in quell'istante stava osservando esattamente quello che i miei occhi catturavano.

Ad un tratto, le mie iridi, si focalizzarono un foglia che cadde lenta, silenziosa, attraversando l'aria, sospinta dalla pioggia, cullata dal vento. Quando la lenta discesa, fu terminata, tornai con lo sguardo a cercare quell'ombra nella pioggia, ma era scomparsa. Il mio sguardo vagò incerto, tra la panchina solitaria, gli alberi spogli persi nella nebbia e piccole gocce che lentamente cadevano.

Poi, d'un tratto, mi ritrovai sommersa da libri e appunti, ferma.
La mia mente sembrava esser tornata al suo posto.
Fu così che capii.


giovedì 17 febbraio 2011

Precious



"Ogni secondo, in qualche parte del mondo qualcuno fa uno scatto e fissa qualcosa perchè lui, o lei, sono affascinati da una certa luce, da un volto, da un gesto, da un panorama, o da un'atmosfera, o semplicemente perchè una situazione doveva essere fissata... Ogni istante del fotografare, in qualche parte del mondo, è però unico e incomparabile. 
Il tempo, il tempo inarrestabile, ne è un garante"
 

(Wim Wenders)


mercoledì 16 febbraio 2011

Oltremare


 "Mi rendevo conto che doveva essere parecchio stanco per aver guidato tanto. Forse, dopo tutti quegli anni a terra, era anche emozionato all'idea di posare di nuovo il suo piede da marinaio su una grande nave. E anch'io, non mi ero mai sentito così felice da molto, molto tempo."
(L'enigma del solitario - J. Gaarder)



Proust. A differenza sua però, io non ho ripescato un ricordo assaporando una madeleine, ma imbattendomi nel passo di un libro. E non era un ricordo, o meglio non proprio. Era un ricordo onirico, il sogno fatto stanotte.
Non lo ricordavo, per niente. Dopo la fine della frase, sono rimasta un attimo impietrita, piacevolmente. E tutto è apparso chiaro, come un lampo che attraversa il cielo, nel buio, illuminando tutto, per un attimo. Un'istantanea del sogno, un gioco tra luci ed ombre di sensazioni. Ed un mare di infinita dolcezza.

E' strano come tutto ora mi sia così nitido. Ricordo chiaramente il mare, limpido, cristallino, tutt'intorno a me. Piccole onde che accarezzavano dolcemente i miei piedi.. quasi come fossero parte integrante di quell'immensa distesa. Mi sentivo FELICE, in pace con me stessa. Un insieme di tutti gli elementi.. Perchè il mio posto era quello.
In quell'ondata di dolcezza c'era il mio DNA, che mi sorrideva raggiante.. felice di condividere quel momento, quell'amore infinito per il mare. Con le stessa intensità.

"Tutta colpa" di una chiamata, "dal tacco", lì dove Ionio e Adriatico sono solo nomi fittizi, perchè si coniungono.. sfiorandosi, compenetrandosi, annullandosi l'un l'altro, per essere solo un'unica immensa distesa azzurro-verde, dove lo sguardo si perde. 
E' l'incanto di una voce sussurrata, unita alla magia di quel luogo.. e quella buonanotte carezzevole che mi ha condotto lì, dove Afrodite prese forma.. tra una miriade di profumi, tattili ed errabondi. Tutti racchiusi sotto la parola perfezione. Che profumo ha la perfezione?

Per me, quel profumo, è racchiuso in una piccola boccettina di vetro. Ha il sentore della brezza marina, la consistenza della risacca, la fragranza calda del sole che si specchia nel mare, la delicatezza del vento.. l'aulenza della fusione di particelle di aria, acqua e materia durante il salto di un delfino, che libero si dipige tra cielo e mare;  la freschezza del tintinnio della pioggia che si perde nella marea.. e quel profumo, il più prezioso di tutti.. il delicato profumo del dopo barba di Hemingway. E tanti altri odori, infiniti, miei.

Ricordo solo questo. L'istantanea dei miei piedi del mare, i profumi, il mio sorriso raggiante che si rifletteva nei miei occhi, specchio del mare ed Hemingway, lì in cabina, con lo sguardo dell'infinito negli occhi. Come uno specchio in cui a volte mi rifletto, in cui a volte "mi trovo".

Chiudendo gli occhi, per un attimo, con queste melodie di Einaudi (Le onde e Oltremare), mi sento esattamente in quell'istante, in quell'istantanea onirica. Mentre due occhi sorridenti sono stampati nella mia mente. 
Posso provare a (ri)catturare le sensazioni del sogno. Forse mi lascio condizionare dai titoli, che mi riportano già lì, nella culla di Afrodite.. mentre la mia mente, viene accarezzata, trasportata.. in se stessa. Lontano.

So di averla già proposta Le Onde, ma ora, non posso fare a meno di ascoltarla. So di aver proposto di nuovo quest argomento, ma fa parte di me.


Visto che siamo in tema, mi piacerebbe consigliare qualche CD da ascoltare, "lascio" quelli che mi hanno tenuto compagnia in questa giornata:
  • Le Onde - Ludovico Einaudi
  • It's not how far you fall it's the way you land - The Soulsavers (with Mark Lanegan)
  • Disperati Intelletuali Ubriaconi - Bobo Rondelli & Stefano Bollani
  • Blue Train - John Coltrain.

Qualcuna mi ha detto oggi, "Non leggere quelle cose, che poi ti fanno "male".." :)

martedì 15 febbraio 2011

Certi angoli segreti..



Quella piccola ondata, travolse improvvisamente le mie narici.
Piccoli sentori di umido e carta bagnata arrivarono dritti nelle mie sinapsi, prima che i miei occhi riuscissero a scorgere, nel chiaroscuro della soffitta, una miriade di libri, abbandonati, soli.
Mentre tutto il resto del mondo, rincorre il nulla, la condivisione del niente.. Loro restano lì, tristemente dimenticati. La fonte della conoscenza accantonata in soffitta, etichettata come "cosa" inutile e per sfigati.
Io, di quel "profumo", non riesco a stancarmi.. non riesco a staccarmi.
Così, puntualmente, mi ritrovo in quella soffitta, illuminata dal bagliore lunare, con miriadi di libri che, come uno specchio riflettono.. rimandano la mia immagine, persa in mille sfaccettature.
E mi sento a casa.


giovedì 10 febbraio 2011

Neutron star collision



"A chi non butta via la notte coi pensieri.."

A volte mi domando se non sia proprio questo quello che faccio, buttare via notti, buttare via ore di sonno, sogni.. lasciare che la mia insonnia si impossessi del mio corpo e che i pensieri circolino fluidi, in ordine sparso.. come uno stream of consciousness.. Fino allo sfinimento. Fisico. Emotivo.
Anche quando la stanchezza più totale mi assale, loro sono lì, pronti a venir fuori a loro piacimento, incontrollabili. Esplodono in ispirazione, se così la vogliamo chiamare, e vagano finchè ne hanno la forza.. finchè pensieri sparsi, non si uniscono, fino a trovare il loro giusto posto. Poi sono lì che urlano per confluire dalla mente, alle mani. Che sia su una tastiera o su un foglio bianco, poco importa. Devono prendere vita.

E' strano, come dal nulla, possa scaturire un big bang. Piccole particelle di ricordi, parole, sensazioni, emozioni che esplodono e danno vita a pensieri. Si evolvono, espandono.. e creano stelle danzanti. Caos.

Ciascuno di noi ha un universo racchiuso in se, forse. 
Forse ci sono più universi paralleli in ognuno di noi, forse.
Ma cosa determina lo spostamento di particelle, da un universo all'altro? Cosa determina la scoperta di nuovi universi in noi? Tanti, troppi fattori. Come le molecole partecipano ad una reazione, così ognuno di noi partecipa all'esplosione del proprio universo, alla sua trasformazione.
Può esser un libro.
Una canzone.
Una frase ascoltata per strada da uno sconosciuto.
Una poesia.
Uno sguardo.
Un sorriso.
Qualsiasi cosa che emetta una scintilla. Che vada a collidere con piccole particelle assopite in noi. 
Esplosione. Fusione. Reazione. Poi, l'universo o si espande.. o implode, collassa.. la particella, resta fine a se stessa, senza nessuno scopo per l'universo. Un deserto. Quello, dipende da noi.

Crescita. 


Una poesia. Un piccolo universo.

Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca. 


Poiché tutte le cose son piene della mia anima
emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia. 


Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio. 


Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.


Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.

(Pablo Neruda - Mi piaci quando taci)


Sublime.

.. e rassomigli alla parola malinconia. Questa frase, SONO io. 

Stralci di questa poesia, sono recitati, da Troisi, con un'intensità, una bellezza, che lascia senza parole. 



Big Bang.
Universo.
Caos.
Stelle danzanti.

lunedì 7 febbraio 2011

A secret place..



Sono al buio della mia stanza, con la solita finestra che si affaccia su giochi di ombre, luci e mondi antichi. 
C'è quiete in giro, tra luci e ombre, tutto sembra impallidire, perchè a dominare nella notte, questa sera sono una miriade di stelle disperse nel manto blu.
C'era qualcosa che mancava ai miei occhi ultimamente: la mia casa, il mare. Il momento è stato perfetto. 
Piccole sfumature blu si perdevano nel nero della notte, sino ad arrivare al limite della congiunzione tra cielo e mare. 
I miei occhi si perdevano in quei colori, tra i suoni.. vagavo tra il blu del cielo pennellato di stelle e i sospiri del mare..
E' una notte serena, chiara per esplorare.. Vorrei solcare il mare con te stanotte sospinta dai sospiri del mare e guidata dal bagliore delle stelle, accarezzando l'orizzonte che fugge scherzoso allo sguardo.. 
Ci ho provato, ancora una volta a convincerti, per cercar di dar sostanza ad un sogno. 
Tutto prende forma attraverso i tuoi occhi e le tue parole invece, mentre il mare, acora una volta ti accompagnerà e ricolmerà i tuoi occhi. In quelle sfumature cristalline, sono persi i miei occhi, ti tengon compagnia.
Mi sono imposta di aspettarti per darti un bacino e ora che l'ho fatto, con tutta la dolcezza ti auguro buon lavoro, mentre io ora, mi lascio condurre da Morfeo in a secret place, anche se solo per pochissime ore.





venerdì 4 febbraio 2011

mercoledì 2 febbraio 2011

Psycho Killer


Eclissi d'ira. 
Anche il più bel girasole appassisce se il buio s'impossessa della sua linfa. Diventa secco. Buio. Triste. 
Solo.


"I can’t seem to face up to the facts.
I’m tense and nervous and I... can’t relax.
I can’t sleep, cause my bed’s on fire.
Don’t touch me I’m a real live wire.

Psycho Killer
Qu'est-ce que c'est?"
 
 


[...]  Or discendiamo omai a maggior pieta;
già ogne stella cade che saliva
quand’io mi mossi, e ’l troppo star si vieta».
 
Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva
sovr’una fonte che bolle e riversa
per un fossato che da lei deriva.
  
L’acqua era buia assai più che persa;
e noi, in compagnia de l’onde bige,
intrammo giù per una via diversa. 

In la palude va c’ha nome Stige
questo tristo ruscel, quand’è disceso
al piè de le maligne piagge grige. 

E io, che di mirare stava inteso,
vidi genti fangose in quel pantano,
ignude tutte, con sembiante offeso. 

Queste si percotean non pur con mano,
ma con la testa e col petto e coi piedi,
troncandosi co’ denti a brano a brano. 

Lo buon maestro disse: «Figlio, or vedi
l’anime di color cui vinse l’ira;
e anche vo’ che tu per certo credi 
che sotto l’acqua è gente che sospira,
e fanno pullular quest’acqua al summo,
come l’occhio ti dice, u’ che s’aggira. 
Fitti nel limo, dicon: "Tristi fummo
ne l’aere dolce che dal sol s’allegra,
portando dentro accidioso fummo:   
or ci attristiam ne la belletta negra".
Quest’inno si gorgoglian ne la strozza,
ché dir nol posson con parola integra». 

Così girammo de la lorda pozza
grand’arco tra la ripa secca e ’l m‚zzo,
con li occhi vòlti a chi del fango ingozza. 
Venimmo al piè d’una torre al da sezzo.  

(Dante Alighieri - Divina Commedia, Inferno, VII Canto, 97 - 130)